Carrara, 11 mag. - (AdnKronos) - Le cave di marmo di Carrara nel mirino della Forestale. Il Cfs, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Massa, ha infatti svolto una serie di controlli su alcune cave in località Miseglia, nel comune di Carrara, al fine di accertare la sussistenza di violazioni di natura penale riguardanti l’aspetto ambientale.
L'Adnkronos aveva già dato voce a cittadini e associazioni del territorio che denunciavano più di una criticità legata all'attività di cavazione del marmo, anche all'interno del parco Regionale delle Alpi Apuane (guarda il video e leggi "Il business del marmo che divora le montagne, così scompaiono le Alpi Apuane" ).
Durante l’attività del Corpo Forestale dello Stato, alla quale hanno partecipato oltre 40 unità dei Comandi Provinciali di Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno, Siena e Arezzo, sono state effettuate diverse ispezioni in alcuni siti estrattivi, i cui accertamenti hanno riguardato la gestione dei depositi di detriti derivanti dall’estrazione dei blocchi, i cosiddetti “ravaneti”, al fine di valutarne le possibili conseguenze sia sull’assetto idraulico dei corsi d’acqua che sull’assetto geomorfologico e idrogeologico del territorio.
Gli accertamenti hanno riguardato in particolare alcuni sottobacini idrografici su cui insistono diversi impluvi, un tempo corrispondenti ad altrettanti corsi d’acqua, che oggi risultano completamente o in gran parte occupati da vasti depositi di materiale detritico derivante dalle attività di cava. Nel corso dell’operazione sono stati effettuati dei rilievi tecnici, condotti con strumentazione di precisione da consulenti specializzati, al fine di consentire la verifica della regolarità dell’attività estrattiva nei riguardi dei piani di coltivazione autorizzati, e di determinare le cubature della pietra estratta.
Le attività di controllo hanno inoltre riguardato anche gli aspetti inerenti la normativa dei rifiuti sia dal punto di vista della gestione delle terre e rocce prodotte durante le varie fasi di coltivazione, sia dello smaltimento della “marmettola”, prodotto residuo delle operazioni di taglio, possibile causa di problematiche, dal punto di vista biologico, per gli habitat dei corsi d’acqua e degli acquiferi sotterranei sottesi dai bacini estrattivi.
Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati, presso le ditte che gestiscono le cave, numerosi documenti utili per la prosecuzione delle indagini. L’attività si inquadra nel più vasto ambito di contrasto agli illeciti ambientali, che assume rilevanza strategica per il Corpo forestale dello Stato, in considerazione dell’importante ruolo rivestito nella tutela del territorio e delle sue risorse naturali.