Non esiste una traduzione ufficiale italiana dell'espressione inglese 100-year flood, ma ultimamente si è cominciato a usare "alluvioni centenarie": preparatevi, perché sentirete sempre più spesso queste parole. Perché quelli che un tempo erano eventi rarissimi, che si verificavano in media una volta ogni 100 anni appunto, diventeranno sempre più frequenti, fino ad assumere una cadenza decennale se non addirittura annuale. Lo dice uno studio della University of Alabama pubblicato su Earth's Future.
Meno spiagge, più alluvioni. Le alluvioni centenarie si chiamano così perché ogni anno hanno una probabilità di avvenire (calcolata sulla base del record storico) pari all'1%, e si verificano quindi in media una volta ogni secolo – il che ovviamente non significa che non possano verificarsi più volte nel giro di pochi anni, oppure non farsi vedere per più di 100 anni. Quello che conta è che si tratta di eventi estremi e, in teoria, molto rari, per i quali è possibile prepararsi in anticipo. Il problema è che, con il riscaldamento globale, il livello dei mari si sta alzando, "mangiando" anche un metro di spiaggia ogni anno e avvicinando quindi case e altre infrastrutture all'acqua, rendendole più vulnerabili. Lo studio ha analizzato il futuro di queste aree in due diversi scenari: nel primo le emissioni di gas serra continuano indisturbate al ritmo attuale, nel secondo invece raggiungono un picco nel 2040 e poi cominciano a calare.
risposta preventiva. La cattiva notizia è che non c'è grossa differenza tra i due scenari: in entrambi i casi, le alluvioni centenarie saranno sempre più frequenti in tutte le aree sottoposte a simulazione – 300 in giro per il mondo. Già nel 2050, le aree costiere di tutto il pianeta potrebbero cominciare a esperire una alluvione "centenaria" ogni 10/15 anni, ed entro la fine del secolo queste stesse aree andranno incontro a un'alluvione (ex) centenaria in media una volta all'anno. Il fatto che questi eventi si intensificherebbero anche se riuscissimo a rallentare o azzerare le emissioni di gas serra ci dice che la situazione è ormai irreparabile: la nostra risposta dev'essere quindi preventiva, e portarci a ripensare la pianificazione urbana delle aree più a rischio tenendo conto che rischiano di venire travolte da un muro d'acqua a cadenza annuale, invece che secolare.