Il 5 giugno si celebra, come ormai ogni anno dal 1974, la Giornata mondiale dell'ambiente, una ricorrenza istituita dall'ONU in occasione della Conferenza sull'ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972. Come suggerisce il nome, è una giornata creata per sensibilizzare sui problemi ambientali del pianeta e soprattutto per incoraggiare all'azione, e la sua importanza è cresciuta a dismisura con gli anni – man mano che abbiamo capito la portata della crisi climatica che stiamo vivendo, e che segnerà irrimediabilmente i prossimi decenni.
A volte non basta. Ormai conosciamo bene quali sono i nostri obiettivi: ridurre le emissioni di gas serra fino ad arrivare, idealmente, allo "zero netto" entro il 2050 (come vi raccontiamo nel numero speciale di Focus Next 30 pubblicato a giugno). Ci sono casi, però, nei quali anche il comportamento più virtuoso potrebbe non bastare: come rivela uno studio dell'Alfred Wegener Institute di Potsdam, in Germania, pubblicato su eLife, la tundra rischia seriamente di sparire entro la metà del millennio, e anche se riuscissimo a ridurre le emissioni entro i limiti che ci siamo posti ne perderemo una grossa fetta.
La tundra è un bioma unico, presente solo nell'emisfero boreale a latitudini subpolari, e "schiacciata" a nord dagli ambienti polari veri e propri e a sud dalle foreste. La tundra è anche uno degli ambienti che più di tutti sta subendo gli effetti del riscaldamento globale: nelle regioni polari e subpolari la temperatura si sta alzando più rapidamente che nel resto del pianeta, e negli ultimi cinquant'anni la temperatura media della tundra si è alzata di circa due gradi (che rischiano di diventare addirittura 14 entro il 2100).
Simulazione. Il team tedesco ha provato a simulare che cosa succederà nei prossimi secoli se la situazione non dovesse cambiare, concentrandosi in particolare sulla tundra del nordest della Russia, "assediata" a sud dalle foreste di larici. Foreste che, sempre a causa dell'aumento delle temperature, stanno a loro volta spostandosi verso nord in cerca di zone più fresche: man mano che invadono il territorio che oggi è tundra lo "colonizzano", trasformandolo in foresta ed eliminando così la biodiversità specifica del bioma originario.
Il problema emerso dalla simulazione del futuro è parecchio grave: anche nell'ipotesi più ottimista, che prevede che l'umanità riesca a bloccare le emissioni e a contenere l'aumento delle temperature globali sotto gli 1.5 °C, il 70% dell'attuale tundra sparirebbe entro la metà del millennio; nella maggior parte degli scenari simulati ne sparirebbe il 94%, e in quelli peggiori si arriverebbe al 100%.
Anche nel caso più virtuoso, quella che oggi è una striscia ininterrotta di circa 4.000 km di tundra siberiana verrebbe spezzata in due dalle foreste: neanche un successivo calo delle temperature riuscirebbe a restituire il terreno al suo bioma originario.
La situazione della tundra, dunque, è grave, e a un passo dal diventare irrisolvibile: l'unica speranza di salvarla è intraprendere una serie di radicali azioni di protezione dell'intero ecosistema, e salvaguardare flora e fauna dall'estinzione.