I primi esploratori antartici, eroici e sfortunati, hanno fatto ben più che aprire una nuova frontiera verso un continente che, ancora oggi, è per molti versi un mondo alieno (e ostile). Tra le migliaia di osservazioni preziose, nei loro diari di viaggio si trovano per esempio informazioni sull'estensione dei ghiacci marini in un'epoca per la quale mancano altre documentazioni aeree e satellitari.
Studiando questi documenti i ricercatori della University of Reading (Gran Bretagna) hanno rilevato che i ghiacci marini antartici non stanno vivendo un declino costante, ma piuttosto fasi cicliche di progressiva espansione e riduzione.
conseguenze diverse. Com'è noto, i più drammatici effetti dei cambiamenti climatici si osservano al Polo Nord, dove l'estensione dei ghiacci ha raggiunto, a ottobre, i 6,4 milioni di km quadrati, la più bassa mai osservata. Ma anche le piattaforme di ghiaccio al Polo Sud si assottigliano, al ritmo di 159 miliardi di tonnellate di ghiaccio perse all'anno.
Il tassello mancante. Tuttavia, secondo lo studio, per i ghiacci antartici potrebbe trattarsi di una fase transitoria, che fa parte di un ciclo più articolato. Questo scenario nasce dall'analisi dei diari di bordo degli esploratori del primo '900, come Robert F. Scott e Sir Ernest Shackleton: dalle loro annotazioni, i ricercatori hanno cercato di dedurre l'estensione delle piattaforme di ghiaccio tra il 1897 e il 1917, e hanno confrontato queste informazioni con i moderni dati satellitari, scoprendo che oggi l'estensione dei ghiacci del Polo Sud nel periodo estivo è inferiore soltanto del 14% rispetto a inizio '900.
Sullo stesso piano. Se si esclude il Mare di Weddell, dove l'estensione del ghiaccio marino è diminuita considerevolmente, all'inizio del 20esimo secolo i ghiacci antartici si estendevano per 5,3-7,4 milioni di km quadrati, livelli comparabili ai circa 6 milioni di km quadrati degli ultimi decenni.
Altalenanti. Poiché i ghiacci antartici sono aumentati di poco negli ultimi 30 anni, da quando sono iniziate le osservazioni satellitari, l'ipotesi è che a inizio '900 fossero a livelli non molto superiori a quelli attuali, che siano poi cresciuti progressivamente fino agli anni '50 (quando, secondo studi precedenti, l'estensione dei ghiacci era maggiore rispetto ad oggi) e che, infine, siano tornati a ridursi sino ad oggi, seguendo un ciclo ancora da interpretare.
Concause. La variazione nell'estensione dei ghiacci in Antartide non sarebbe perciò causata solamente dal riscaldamento globale, ossia dall'aumento della temperatura media del pianeta, ma anche da fenomeni che si ripetono periodicamente nell'arco di decenni.
Nessuno scarico di responsabilità. Di variazioni cicliche si parla anche, in queste settimane, a proposito delle temperature eccezionalmente alte registrate al Polo Nord, dove l'inverno sembra non essere arrivato.
I fenomeni ciclici, se anche fossero confermati da ulteriori analisi paleo-climatologiche, non escludono tuttavia il global warming, che - soprattutto nell'Artico - va ad aggravare ulteriormente la situazione.