Pezzi di storia riemergono dal fiume Po, sfigurato dalla mancanza d'acqua. Quando alla fine dello scorso marzo il fotografo amatoriale Alessio Bonin ha ripreso con il suo drone il relitto di una nave cargo affondata davanti a Gualtieri (Reggio Emilia) durante la Seconda guerra mondiale, il corso d'acqua più importante d'Italia era già gravemente provato dalla siccità record che ha investito l'intera Pianura Padana.
Da allora la situazione non ha fatto che peggiorare. Il Po ha toccato i livelli più bassi degli ultimi 70 anni e si trova ora a -3,7 metri rispetto al suo livello idrometrico - ossia il suo livello standard in condizioni ottimali, quando non è affetto da piene o da secche - misurato all'altezza del Ponte della Becca (Pavia).
Mare mangia fiume. Per contenere il cuneo salino, la risalita dell'acqua salata del mare verso l'entroterra nei territori del Delta del Po, la portata d'acqua del fiume a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, non dovrebbe essere inferiore ai 450 metri cubi al secondo, un valore individuato come soglia accettabile. In questi giorni, attorno al solstizio d'estate, è di circa 300 metri cubi al secondo, un quinto rispetto alla media per questo periodo dell'anno, persino meno del precedente minimo storico di 320 metri al secondo.
L'acqua salata dell'Adriatico sovrasta ormai il fiume in secca e si è già insinuata per 17 km lungo l'alveo, bruciando il terreno un tempo coltivabile e contaminando le falde con le loro riserve d'acqua dolce. Intorno al fiume, il suolo è secco e salato e non cresce più nulla.
Estate tutto l'anno. La mega siccità è dovuta a un inverno particolarmente arido, povero di piogge, alla scarsità di neve sulle Alpi (specialmente quelle meridionali, che nutrono il Po con lo scioglimento del manto nevoso) e a una tarda primavera con temperature anche di 4 °C più alte rispetto alla media stagionale. Il fiume ci è già passato nel 2007, nel 2012 e nel 2017, e altre due siccità eccezionali si sono verificate nel 2006 e nel 2003: la frequenza di questi eventi è secondo gli esperti una chiara conseguenza dei cambiamenti climatici.
Da fiume a deserto. «La desertificazione sta mangiando tratti sempre più lunghi e profondi del fiume e questo ha conseguenze gravissime sulle coltivazioni, sulla biodiversità e sul settore idroelettrico, anche nell'immediato», si legge in un rapporto del WWF sulla situazione del Po.
Tutto questo avviene «su un territorio estremamente vulnerabile, caratterizzato da fiumi ridotti a canali, senza più quelle fasce riparie indispensabili per attenuare le sollecitazioni più estreme», continua l'organizzazione, che ha proposto un progetto di ripristino del corridoio ecologico rappresentato dall'alveo del Po e dalla fascia naturale perifluviale.
«Boschi ripariali e zone umide perifluviali costituiscono una vera e propria "spugna" per il fiume: tendono a trattenere l'acqua per permettere le ricariche delle falde durante le piene e poi a rilasciarla progressivamente durante l'anno, contribuendo a ridurre le conseguenze dei periodi di forte siccità».
Da un estremo all'altro. «Oggi ci preoccupiamo per la mancanza d'acqua che non solo serve ai coltivatori per l'irrigazione, ma anche per la produzione di energia e per il nutrimento umano: in quest'area estraiamo acqua potabile dalle falde acquifere delle Alpi, e in alcune zone anche dal Po, per poi purificarla» ha spiegato al Guardian Renzo Bergamini, sindaco di Gualtieri (RE).
Nelle ultime settimane, la scarsità idrica ha interessato tutto il nord Italia, che ha chiesto pertanto lo Stato di emergenza. Già in almeno 125 comuni tra bergamasca e Piemonte si è arrivati al razionamento dell'acqua per uso civile, con le scorte idriche che devono essere consegnate dalle autobotti. La Pianura Padana è uno dei più importanti bacini agricoli d'Europa. Se continuerà a non piovere, interi raccolti, a cominciare da quello di riso nel Vercellese, andranno in fumo.