di Peppe Croce
La raffineria norvegese di Mongstad inaugura l'impianto di cattura della CO2. Un groviglio di tubi, mille dubbi e una sola certezza: è costato un miliardo di dollari.
"Nascondere sotto il tappeto la CO2 basterà a salvare il nostro pianeta?"
Mongstad festeggia -
raffineria di Mongstad
Come funziona la CCS - Catturare e nascondere sotto terra l'anidride carbonica, a differenza di quanto si possa credere e di quanto molti dicano, non è affatto una cosa semplice. Bisogna prima "intercettarla" facendo passare i fumi attraverso dei composti chimici che separano la CO2 - prodotta sia dalle raffinerie che dalle centrali elettriche - dagli altri gas. Proprio la scelta di queste sostanze ha causato i ripetuti rinvii dell'impianto CCS di Mongstad perché la stessa Statoil aveva seri dubbi sull'uso di ammine, nitrammine e nitrosammine. Tutti composti chimici che riescono a trattenere la CO2, ma che usati in grandi quantità possono essere molto rischiosi per la salute umana. Alla fine Statoil ha scelto le nitrammine, che tra le varie scelte era quella meno rischiosa.
Ne vale la pena? - Tutto questo per la modica cifra di 5,77 miliardi di corone norvegesi di spesa - più o meno un miliardo di dollari - a fronte delle previsioni iniziali di 257 milioni di corone. E ancora non si sa esattamente quanto costerà tenere sotto terra la CO2. Il vero scopo degli impianti CCS, infatti, è quello di nascondere la polvere sotto il tappeto intrappolando l'anidride carbonica nei giacimenti di petrolio e gas ormai esausti. E sono in molti a scommettere che, alla lunga, questo porta all'acidificazione delle falde acquifere con ulteriori danni all'ambiente. Siamo proprio sicuri che sia questo il modo migliore di progettare il nostro futuro? (sp)