Le aziende hanno capito che i consumatori sono sempre più sensibili all’ambiente. Ma secondo l’istituto “Green Intelligence” almeno due terzi delle aziende si spacciano per verdi, ma non lo sono affatto. E le altre lo sono molto poco.
“Molti prodotti biologici di ecologico hanno solo il nome”
Green appeal - Due notizie, una buona e una cattiva, in arrivo dall’istituto “Green Intelligence”. La prima, quella buona, è che i consumatori sono sempre più attenti all’ambiente, chiedono prodotti eco-compatibili e le aziende l’hanno capito. La seconda, quella cattiva, è che qualcuno ci marcia sopra e spaccia per “green” beni e servizi che di ecologico hanno (forse) solo il nome.
Eco facciata - Secondo l’ultimo rapporto dell’istituto, infatti, appena il 33% delle aziende che affermano di rispettare l’ambiente - usando poca acqua, evitando sostanze tossiche, preferendo l’energia alternativa e altre attenzioni verso l’ambiente - lo fanno veramente mentre i restanti due terzi si limitano ad avere in catalogo una ristretta gamma di prodotti eco-compatibili mentre tutto il resto di green non ha proprio nulla.
Chi è più verde? - Questi dati, poi, si riferiscono ai settori che investono maggiormente sull’apparire “verdi”: produzione di energia, settore alimentare, edilizia. Negli altri ambiti produttivi le cose vanno anche peggio: nel comparto automobilistico, per esempio, l’ambiente entra solo nel 6% dei business plan. Il settore più green secondo l’indagine, invece, è quello della cosmesi: il 64% delle aziende afferma di puntare al rispetto dell’ambiente, probabilmente perché spesso coincide con il rispetto della salute del consumatore. Discorso e numeri molto simili per i detersivi (60%) e l’abbigliamento (57%).
Classifica hi-tech - I dati di “Green Intelligence” sembrano confermati dalle indagini fatte anche dalle associazioni ambientaliste. Come Greenpeace, che più volte l’anno pubblica una classifica sui grandi produttori di elettronica dando loro dei voti non sempre generosi persino a big del calibro di Apple, Sony e Rim.
Greenwashing - Eppure oggi quasi tutti i settori dell’industria e del commercio non fanno altro che sbandierare la propria vocazione ambientalista. Tutto falso? Solo “greenwashing”? Non sempre, ma ci sono stati casi recenti che passeranno alla storia. Uno è quello dell’acqua minerale Sant’Anna che aveva scelto il nome “Bio Bottle”, e lo slogan “prodotta con meno plastica, meno energia e più amore per l’ambiente”, per la propria confezione ma ha ricevuto 70 mila euro di multa dall’Antitrust perché non è mai riuscita a dimostrare, dati alla mano, che quella bottiglia era più ecologica di una normalissima confezione di plastica.
Cibi indigesti - Green marketing a parte, però, ci sono casi ben più gravi che dovrebbero mettere in allarme i consumatori: il recentissimo blitz della Guardia di Finanza di Verona, per esempio, contro i falsi cibi biologici. Grazie alle indagini è saltato fuori che il 10% del cibo biologico venduto in Italia è “bio” solo sull’etichetta.
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