Roma, 20 mar. - (AdnKronos) - La deforestazione è responsabile del 18% delle emissioni dei gas serra mondiali e il taglio illegale degli alberi rappresenta una delle principali cause di questa situazione. Un problema che, oltre ai cambiamenti climatici, tira in ballo anche la tutela delle aziende sane contro la concorrenza sleale del crimine organizzato. Una preoccupazione che investe anche il nostro Paese, in cui la filiera bosco-legno, con le sue 65mila imprese e 360mila addetti (dato Federlegno Arredo), rappresenta il secondo settore dell'industria manifatturiera ed è il principale importatore di legname in Europa. A tracciare il quadro della situazione è il Pefc Italia, sezione nazionale dello standard di certificazione per la gestione forestale sostenibile più diffuso al mondo, in occasione della Giornata internazionale delle foreste 2015. (Video)
Il traffico illegale, spiega Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia, "danneggia in maniera profonda e sistematica sia il mercato legale del legno, sia, più in generale, l'intero sistema-Paese, per le ricadute negative in termini di evasione fiscale, riciclaggio e mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. Ogni anno in Europa vengono smerciate tonnellate di legno la cui provenienza non è chiaramente tracciata e a livello globale, secondo i dati della Banca Mondiale, questo fenomeno determina una perdita per l'industria e per i proprietari forestali pari a 10 miliardi di euro l'anno”.
Per arginare il problema, secondo il Pefc Italia, "uno degli strumenti che si è dimostrato più efficace è proprio la certificazione forestale". Ad oggi l’area forestale certificata Pefc in Italia è di quasi 819mila ettari, in crescita del 10% nell'ultimo triennio. I proprietari forestali certificati hanno superato quota 24mila e le aziende che hanno ottenuto la certificazione CoC (condizione essenziale per le imprese che vogliano usare il logo Pefc sui prodotti realizzati con materia prima certificata) sono 907.
Ma, secondo Pefc Italia, c'è ancora tanto margine. La superficie forestale nazionale infatti continua a crescere: dal 1980 ad oggi è passata da 6,3 milioni di ettari a 10,5 milioni, con un incremento di oltre il 70%.Eppure, nonostante i nostri boschi si trovino in uno dei momenti di massima espansione rispetto agli ultimi due secoli, non si avuto un adeguato livello di gestione attiva.
“Un autogol imperdonabile – osserva Brunori – perché un corretto sfruttamento delle nostre risorse boschive potrebbe rappresentare un importante asset economico per molti territori, una fonte di occupazione per molti giovani oltre che un prezioso alleato contro il dissesto idrogeologico. Lo dimostrano l'esperienza nei territori, come il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto che più hanno puntato sulla gestione responsabile e sulla certificazione forestale”.