Che cosa accomuna Antigua al Brasile? A parte le spiagge assolate e la vita notturna probabilmente niente, tranne il fatto di essere ai due estremi di una singolare classifica recentemente stilata dall’Università di Adelaide (Australia) che mette in ordine 228 paesi in base al loro impatto ambientale.
Classifica mondiale
Lo studio, condotto in collaborazione con le Università di Princeton e Singapore, è il più completo fin'ora mai realizzato e ha misurato lo stato dell’ambiente in base a sette parametri:
Corey Brasdshow
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i 10 paesi maggiormente responsabili del degrado ambientale del nostro pianeta.
10a posizione: Perù
A prima vista verde e inoffensivo, il Perù è la decima nazione meno eco-compatibile al mondo. Si è guadagnata questa poco invidiabile posizione grazie alla pesca indiscriminata (secondo i dati della FAO è il secondo paese al mondo per quantità di pescato) e al commercio illegale di specie animali protette. Tra queste il cincillà a coda corta e altre 10 specie prossime all’estinzione, oltre a 127 specie a rischio.
9a posizione: Australia
Nella sconfinata Australia solo l’11,5% del territorio è sottoposto a qualche forma di tutela ambientale (in Italia siamo al 12%). Ciò significa che tutto il resto è terra di conquista per speculatori immobiliari e grandi imprenditori agricoli. E in effetti l’Australia è il settimo paese al mondo per conversione degli habitat e il decimo per perdita di foreste naturali. A questo si aggiunge il fatto che gli australiani sembrano essere di manica molto larga con i concimi chimici, visto che sono il nono paese al mondo per quantità utilizzate.
8a posizione: Russia
Meno di metà della popolazione russa ha libero accesso all’acqua potabile: falde e sorgenti sono infatti inquinate dai liquami delle discariche di immondizia e da scorie radioattiva. Anche se negli ultimi dieci anni l’inquinamento da attività industriali è diminuito a causa della crisi economica che ha colpito il paese, la Russia rimane comunque il 4° paese al mondo per contaminazione delle acque. E se farsi la doccia tutti i giorni è un lusso per pochi, anche respirare crea non pochi problemi: in oltre 200 città la qualità dell’aria è decisamente pessima, con livelli di inquinamento molto più alti di quelli stabiliti dalle normative internazionali. La Russia è inoltre il 7° paese al mondo per volumi di pescato.
Secondo il Wall Street Journal, nel corso degli anni, il governo indiano ha aumentato a dismisura i contributi per la produzione di urea e altri fertilizzanti chimici e attualmente sostiene con le proprie casse oltre il 50% dei costi industriali di questo settore. Grazie a questa poco lungimirante politica l’India si colloca al secondo posto nella classifica dei maggiori utilizzatori di concimi artificiali, con risultati oltretutto controversi: l’uso intensivo di urea è infatti così devastante per il terreno che le rese di alcuni cereali stanno diminuendo. Le attività agricole e industriali, la generazione di energia e altri utilizzi stanno inoltre riducendo sempre di più le risorse idriche del paese e le poche acque disponibili sono inquinatissime: l’India è infatti tra i tre paesi con le acque più sporche al mondo.
6a posizione: Messico
Con oltre 450 specie di mammiferi, 1000 uccelli, 693 rettili, 285 anfibi e 2000 pesci, il Messico è uno dei paesi con la più grande biodiversità. Già nel 1990 molti di questi animali erano però a rischio di estinzione. Il Messico non ha infatti mai aderito alla Convenzione CITES che regola il commercio internazionale di piante e animali a rischio. Sarà per questo che il paese del Centro America è al primo posto per il numero di specie in via di estinzione o sarà per l’elevata deforestazione che minaccia i loro habitat?
5a posizione: Giappone
È la quarta nazione al mondo per volumi di pescato e detiene il 25% del commercio mondiale delle 5 più grandi specie di tonno: pinne blu, pinne blu del sud, ala lunga, pinne gialle e albacore. Anche se gli scaffali dei nostri supermercati sono pieni di tonni in ogni forma e confezione, questo grande pesce è da considerarsi a tutti gli effetti un animale i pericolo: basti pensare che nel 2004 il numero di tonni pinne blu dell’Atlantico in grado di deporre le uova si era ridotto al 19% rispetto al 1975. E il Giappone è anche uno dei principali consumatori di carne di balena: nonostante la moratoria internazionale del 1986 che ha formalmente vietato la caccia ai cetacei, le baleniere del Sol Levante continuano il loro lavoro, ufficialmente per scopi scientifici. Secondo l’International Whale Commission sono responsabili di oltre 1000 catture ogni anno. E se i mari giapponesi sono costantemente minacciati dai pescatori, a terra non si sta certo meglio: il Giappone è infatti il 6°paese al mondo per emissioni di CO2 e il 5° per conversione degli habitat.
4a posizone: Indonesia
Secondo i dati del Global Forest Watch, tra il 1950 e il 2000 le foreste indonesiane si sono ridotte del 40%, passando da 162 milioni di ettari (equivalenti alla superficie forestale dell’intera Europa) a solo 98. Per questo motivo l’Indonesia si colloca al secondo posto nella classifica dei paesi maggiormente colpiti dalla deforestazione. L’elevato numero di specie animali a rischio e le emissioni di CO2 le fanno conquistare un poco invidiabile 4 posto nella classifica dei paesi più dannosi per l’ambiente.
È in assoluto la nazione con le acque più inquinate al mondo. Oli pesanti, pesticidi, immondizia: nelle acque cinesi c’è davvero di tutto. Più di 20 milioni di cinesi non hanno accesso all’acqua potabile e il 70% delle acque del paese è contaminato Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno circa 100.000 persone, quasi 300 al giorno, muoiono a causa dell’inquinamento idrico. Nonostante questo è il primo paese al mondo per volumi di pescato. A tutto questo si aggiungono le elevatissime emissioni di CO2, di cui la Cina è il secondo produttore mondiale. Le agenzie cinesi per la tutela ambientale devono fare i conti con una cronica mancanza di fondi, autonomia ma soprattutto potere: gli interessi economici del governo e degli imprenditori privati hanno sempre la meglio sulla protezione degli interessi della natura.
2a posizione: USA
Sono il primo paese al mondo per l’utilizzo di fertilizzanti chimici e per emissioni di CO2, il secondo per inquinamento delle acque e il terzo per volumi di pescato: grazie a questi poco invidiabili record si classificano come la seconda nazione al mondo con l’impronta ambientale più pesante. Da una nazione evoluta, ricca e potente come gli USA ci si sarebbe aspettato qualcosa di meglio…
1a posizione: Brasile
Il Brasile entra nella "top ten" su quasi tutti i sette parametri di impatto ambientale considerati dai ricercatori: 1° per deforestazione, 3° per conversione degli habitat, 3° per uso di fertilizzanti, 4° per numero di specie a rischio e per emissioni di CO2 e 8° per inquinamento delle acque.
Ma l’aspetto più preoccupante resta comunque la deforestazione: la creazione di pascoli, di zone agricole e industriali, politiche di governo sbagliate stanno sterminando la foresta amazzonica. E sulla costa Atlantica del Brasile stanno rapidamente crescendo grandi piantagioni di eucalipti: piante non autoctone introdotte per la produzione di cellulosa e che stanno progressivamente modificando l’ecosistema.
E l’Italia?
Nella classifica assoluta dei paesi meno eco sostenibili l’Italia si colloca maluccio: occupa infatti il 38° posto su 228, subito dopo la Spagna e appena prima dell’Iran. A penalizzarci è soprattutto l’impiego non proprio oculato dei fertilizzanti chimici (siamo il 21° Paese al mondo) e l’elevato inquinamento delle acque che ne deriva. E nemmeno l’aria è sana: siamo il 13° paese al mondo con le più alte emissioni di CO2. Non entusiasmano nemmeno le performance dei nostri politici: i nostri parlamentari e ministri si piazzano al 48° posto per qualità, tra la Slovacchia e la microscopica repubblica caraibica di Saint Lucia.