Un'azienda Texana ha realizzato un processo che permette di utilizzare gli scarti della lavorazione del riso nella produzione di calcestruzzo per l'edilizia. Si risparmiamo soldi e milioni di tonnellate di CO2. (Franco Severo, 10 luglio 2009. Notizia aggiornata al: 3 novembre 2011)
Volete una casa davvero ecologica e a basso impatto ambientale? Utilizzate calcestruzzo fatto con la pula di riso, ossia con quella pellicola che ricopre i chicchi quando sono sulla pianta e che viene eliminata durante la lavorazione del prodotto. La pula del riso, o lolla, è infatti ricca di ossido di silicio, una componente fondamentale del calcestruzzo. Le sue potenzialità come materiale da costruzione sono note agli scienziati da decenni, ma tutti i tentativi fatti fino ad oggi di utilizzarla, dopo averla bruciata, come sostituto del cemento hanno dato risultati negativi: la cenere della pula è infatti troppo ricca di carbonio per poter essere utilizzata nelle costruzioni.
Cenere pulita. Ma un team di ricercatori del ChK Group Inc, uno studio di ingegneria con sede in Texas, ha recentemente sviluppato un processo di combustione che permette di ottenere ceneri di lolla praticamente prive di carbonio: lo scarto agricolo viene bruciato in fornaci senza ossigeno a una temperatura di 800°C. Il prodotto risultante da questo processo è silicio praticamente puro.
Secondo i ricercatori il 20% del cemento convenzionalmente utilizzato nella preparazione del calcestruzzo può essere sostituito con questo silicio di origine vegetale, che oltretutto offre una maggiore resistenza alla corrosione.
Dalla risaia al pilastro. E ne trarrebbe un grande beneficio soprattutto l’ambiente: attualmente la produzione di cemento richiede infatti grandi quantità di energia e secondo uno studio del WWF è responsabile del 8% delle emissioni di CO2 globali. I soli Stati Uniti potrebbero produrre oltre 2 milioni di tonnellate l’anno di silicio vegetale, evitando l’immissione nell’atmosfera di oltre 1.500.000 tonnellate di CO2.
Eco-dollari. Il calcestruzzo ecologico verrà testato nei prossimi mesi: se avrà successo l’azienda che ne detiene i brevetti procederà alla realizzazione di una fornace capace di produrre 15.000 tonnellate di silicio l’anno, che secondo gli esperti potrebbero fruttare almeno 7 milioni di dollari.
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