Ecologia

L'Italia è a rischio clima africano, a lanciare l'allarme è l'Enea

Su Nature Scientific Reports l'articolo del climatologo Andrea Alessandri: "La rivoluzione climatica già in atto potrebbe impattare sulle condizioni di vita e le attività economiche". Effetti sulla disponibilità di acqua, l’agricoltura e la salute

Roma, 6 dic. - (AdnKronos) - Il Sud Italia rischia di diventare una regione dal clima più simile a quello Nord africano che a quello a cui siamo abituati, con estati e inverni sempre più aridi e secchi e con un impatto molto negativo sulla disponibilità di acqua, l’agricoltura e la salute. Stesso rischio che corrono il sud della Spagna, la Grecia e la Turchia. Colpa dei cambiamenti climatici che potrebbero provocare lo ‘spostamento’ del clima mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est in Europa, ma anche nel resto del pianeta.

A delineare lo scenario è l'articolo "Evidenze solide dell’espansione e del ritiro del clima Mediterraneo nel 21esimo secolo", pubblicato in questi giorni su Nature Scientific Reports a firma del ricercatore dell’Enea Andrea Alessandri, in collaborazione con altri istituti di ricerca esteri.

L’articolo evidenzia, per la prima volta, come la ‘rivoluzione climatica’ in atto potrebbe impattare, già in questo secolo, sulle condizioni di vita in vaste aree del pianeta con clima Mediterraneo. "Tutto ciò - spiega Alessandri - viene mostrato grazie all’utilizzo delle più aggiornate proiezioni climatiche effettuate con i modelli numerici che sono in grado di ‘accoppiare’ le simulazioni atmosferiche con quelle degli oceani’’.

La novità di quest’analisi sta nel fatto che, per la prima volta, viene fornita chiara evidenza, nelle proiezioni climatiche del 21esimo secolo, della tendenza allo ‘spostamento’ del clima Mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est e il progressivo inaridimento delle attuali aree mediterranee più meridionali.

Lo studio evidenzia, in particolare, che per le sue caratteristiche, il clima mediterraneo è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, ed è per questo che le attuali zone Euro-Mediterranee meridionali sono tra le più minacciate, con particolare riferimento all’Italia peninsulare e al sud della Spagna, alla Grecia e alla Turchia.

In questi Paesi, la forte riduzione delle precipitazioni estive e invernali, potrebbe determinare un progressivo inaridimento del suolo, con impatti sugli ecosistemi, sulla produzione agricola, sulla disponibilità di acqua e, di conseguenza, sulle attività industriali che dipendono dalla disponibilità idrica.

"Tutto ciò – avverte il climatologo dell'Enea - potrebbe avere ripercussioni molto negative su economia e qualità della vita, in particolare nelle zone a maggiore densità abitativa’’. Ma non solo. Nelle aree mediterranee più a nord, l’incremento delle piogge invernali e le estati più aride potrebbero accrescere la vulnerabilità a eventi come alluvioni e allagamenti nella stagione invernale, più rischi di siccità, incendi e scarsità di risorse idriche in estate.

Nelle regioni dell’Europa nord-occidentale, Balcani settentrionali ma anche in parte di Gran Bretagna e Scandinavia, invece, il clima potrebbe diventare, nel corso di questo secolo, sempre più come quello tipico del Mediterraneo, con estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto a oggi.

Le proiezioni mostrano che le aree mediterranee si ‘espanderanno’ anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo anche Paesi come l’Ucraina, il Kazakistan e la Russia sud-occidentali, dove sarà favorito un clima più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il continente nord americano, in particolare la parte occidentale del Nord America.

6 dicembre 2014 ADNKronos
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