Dopo i luoghi più inquinati del pianeta [vedi il dossier pubblicato nell'ottobre 2008] è il turno dell'Italia contaminata: ecco i mostri permanenti del Bel Paese, frutto della superficialità, della corruzione, dell'indifferenza per le vite degli altri e per la terra in cui viviamo. La contaminazione di aria, acqua e suolo prodotta dalla grande industria chimica e petrolchimica (ma non solo) ha compromesso l'ambiente - forse per sempre, visti i tempi e i risultati delle bonifiche, e per un'estensione che va ben oltre il territorio dove ci sono (o c'erano) le industrie stesse, come vedrete nella "tappa" dedicata a Mantova, per esempio. La contaminazione ha gravemente compromesso la salute di lavoratori e popolazioni, come vedrete di pagina in pagina, e ha avvelenato il nostro cibo come conseguenza del traffico illecito di rifiuti pericolosi e lo spargimento in aria di veleni come la diossina - per risparmiare sui costi di smaltimento o di trattamento, e guadagnare... di più.
CERCASI TESTIMONI! Alla fine di ogni pagina trovate il riquadro degli "approfondimenti" con i link per scaricare in formato pdf, direttamente dal sito di Focus.it, la maggior parte dei documenti citati nel dossier: con un paio di eccezioni, sono tutti in italiano e provenienti da fonti ufficiali, come l'Istituto superiore di sanità, il Ministero dell'Ambiente e altre istituzioni. Nello stesso riquadro trovate anche link esterni ad articoli online (Corriere.it, Panorama.it eccetera), a blog, a letture interessanti, a siti di associazioni che hanno contribuito a darci informazioni... Ci scusiamo se abbiamo dimenticato qualcuno: scriveteci e rimedieremo. E scrivete anche per mandarci fotografie dei luoghi citati o per segnalarci luoghi e situazioni di cui non abbiamo parlato: l'indirizzo è info@focus.it.
Dalla fine dell'Ottocento, quando si insediarono le prime fabbriche del polo petrolchimico, fino ai giorni nostri, milioni di tonnellate di rifiuti tossici sono stati rovesciati nella Laguna di Venezia e nell'Adriatico. L'elenco dei veleni riscontrati nei terreni e fondali della Laguna è lunghissimo: si va dalle diossine ai PCB, dal CVM - il cloruro di vinile monomero, usato nella produzione di plastiche - all'arsenico, dai metalli pesanti ai fosfogessi radioattivi e decine di altre sostanze tossiche e cancerogene. Clicca sulle parole sottolineate se vuoi sapere subito che cosa sono tutte queste belle sostanze.
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MAMMA!
Gabriele Bortolozzo
Franco Rigosi
Associazione Amici di Gabriele Bortolozzo
[link al sito]
Felice Casson
Montedison
MARGHERA COME BHOPAL? Gabriele Bortolozzo non vide mai i risultati del suo impegno (morì in un incidente stradale nel 1995), ma l'associazione, insieme a Medicina Democratica [link] e ad altri movimenti ambientalisti, ha poi dato vita all'Assemblea Permanente contro il Rischio Chimico [link]. «Nel novembre 2002 scoppiò un grave incendio all'impianto per la lavorazione del toluene di-isocianato (TDI), una sostanza molto tossica usata per la produzione di plastiche simile all'isocianato di metile (MIC) responsabile della tragedia di Bhopal», racconta Antony Candiello, dell'Assemblea Permanente. «Se l'incendio avesse raggiunto il deposito di fosgene, un gas mortale usato nel processo di lavorazione, sarebbe stata una catastrofe. La paura per la tragedia sfiorata ci spinse a fondare l'Assemblea Permanente e da allora ogni mercoledì ci riuniamo nel Municipio per fare il punto della situazione su inquinamento e incidenti industriali.»
A CHE PUNTO SIAMO? Molte le iniziative promosse dall'Assemblea: una delle più importanti è stato il referendum consultivo per la chiusura del ciclo del cloro, promosso nel 2006 e conclusosi con una schiacciante vittoria dei sì. Marghera è stata inserita nella lista dei siti di interesse nazionale (SIN) nel 1998: nel 2007 l'area risultava bonificata al 6% (le aree blu e azzurre nella foto). Dai documenti che potete scaricare in formato pdf dal nostro sito abbiamo estratto l'elenco dei siti contaminati inseriti negli annuari Apat/Ispra dei dati ambientali degli anni 2005-2006, 2007 e 2008 e un documento di riepilogo del 2008 sullo stato delle bonifiche sull'intero territorio nazionale: per questi documenti vedi "Dati ambientali", negli Approfondimenti (più sotto). Altre informazioni le trovate nel sito dell'Ispra, in particolare nell'area "Servizi per l'Ambiente - Banca dati indicatori ambientali".
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Il polo petrolchimico di Gela nasce ad opera dell'Eni alla fine degli anni Cinquanta per sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti nel 1956.
Attorno all'area industriale la città crebbe disordinatamente, senza piano regolatore, e per il controllo degli appalti negli anni '80 scoppiò una sanguinosa guerra di mafia tra Stidda (la criminalità organizzata locale) e Cosa Nostra. Nel frattempo, però, si era capito che il greggio di Gela era troppo denso e troppo in profondità per essere sfruttato in modo vantaggioso... Ciò che rimane oggi sul territorio è la contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti di suolo, fondali marini e falde, e la cronica penuria d'acqua per le inefficienze del dissalatore gestito anch'esso dal petrolchimico.
FRUTTI SICILIANI Dal 1990, anno in cui l'area di Gela viene inserita nella lista delle Aree ad Elevato Rischio Ambientale (quella che poi sarebbe diventata la SIN, ossia la lista dei siti di interesse nazionale), sono stati condotti studi sulla contaminazione e sull'aumento di tumori e malformazioni neonatali. Ma è solo del maggio 2008 la notizia che l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il CNR, finanziati dalla Regione Sicilia, stanno finalmente iniziando uno studio sistematico sulla correlazione fra i due fenomeni: in allegato vi proponiamo tre interessanti articoli che il Corriere di Gela Online [link al sito] ha dedicato al progetto Sebiomag (questo il nome dell'indagine epidemiologica) a maggio, luglio e ottobre 2008 [vedi a fondo pagina gli Approfondimenti]. Nel frattempo ancora oggi si discute sugli interventi da attuare a livello ambientale: «Per Gela io propongo la definizione di Area a Riconversione Produttiva e Ambientale, che va oltre quella di sito contaminato», spiega il sindaco, Rosario Crocetta. «Per salvaguardare l'ambiente senza bloccare l'attività industriale abbiamo tre progetti: gassificare il pet-coke [che cos'è il pet-coke?], in quanto allo stato gassoso è meno inquinante, il riutilizzo a fini agricoli e civili delle acque del lago del Biviere, ora utilizzate dal petrolchimico, e l'installazione di pannelli fotovoltaici sulle serre del distretto ortofrutticolo, che si estende proprio accanto al petrolchimico [guarda sulla mappa dove sono le serre].»
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A TUO RISCHIO E PERICOLO
Saverio Di Blasi
[link]
[che cosa sono i trialometani?]
[che cosa sono i fosfogessi radioattivi?]
A CHE PUNTO SIAMO? Gela è inclusa nell'elenco dei siti contaminati di interesse nazionale dal 1998 [vedi "Dati ambientali", negli Approfondimenti]. Nell'Annuario Ispra 2007 risultava approvato il progetto preliminare di bonifica per il 47% di terreni e fondali e quello definitivo per il 100% della falda, ma.
.. Ciò che è stato realizzato fin'ora sono i doppi fondi ai serbatoi per gli idrocarburi e le barriere per evitare che le sostanze tossiche nei terreni sotto l'area industriale continuino a disperdersi nelle acque del mare e di falda. Infine, per ridurre le emissioni di ossidi di azoto in atmosfera è stato installato un sistema SNOx, il secondo realizzato al mondo dopo quello entrato in esercizio nel 1991 in Danimarca. Il processo SNOx, sviluppato dalla società danese Haldor Topsoe in collaborazione con Snam Progetti, è ritenuto idoneo alla rimozione degli ossidi di azoto (NOx) e degli ossidi di zolfo (SOx) dai fumi. Sull'efficacia del sistema, tuttavia, Aria Nuova si dichiara poco convinta.
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Fino al secondo dopoguerra Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, sulla costa orientale della Sicilia, era un piccolo paese di pescatori. All'inizio degli Anni Cinquanta si decise di costruire le prime raffinerie e in una decina di anni l'area divenne uno dei poli petroliferi, petrolchimici e chimici più importati d'Italia, espandendosi anche ai comuni di Augusta, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Per farvi posto si spostarono intere comunità e si distrusse il litorale, diventato oggi una distesa di serbatoi e fabbriche chimiche. I sistemi di trattamento dei rifiuti restarono per decenni inadeguati, se non inesistenti, provocando una gravissima contaminazione di terreni e fondali marini, resa evidente dalle frequenti morie di pesci. Gli Anni '90 portarono un nuovo incubo: l'aumento di tumori e di nascite di bambini malformati. Raffinerie e stabilimenti chimici sono in attività ancora oggi; nonostante i molti incidenti che continuano a verificarsi negli impianti più obsoleti l'ultimo progetto è di costruire nell'area anche un rigassificatore [che cos'è un rigassificatore?], al quale però la popolazione si è opposta con un referendum.
Il progetto è stato riproposto a Melilli, pochi chilometri più a sud, e anche lì è stato sottoposto a referendum, il cui esito però è contestato e proprio in questi giorni (entro fine maggio 2009) sottoposto a verifica [vedi i dettagli sulla nostra scheda].
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IMMONDA DISCARICA DI CADAVERI INDUSTRIALI (*)
associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti
[leggi l'articolo del Corriere.it]
[a che cosa serve il mercurio?]
[che cosa sono gli sfiaccolamenti?]
Salvo Maccarrone
blog su Priolo
[link al sito]
Legambiente Sicilia
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A CHE PUNTO SIAMO? La proposta di Legambiente e dei comitati popolari è di «convertire gli impianti a una "chimica pulita". Meglio ancora sarebbe specializzarsi in produzioni ad alto contenuto tecnologico, come nell'eolico e nel solare, per esempio, per valorizzare i saperi di lavoratori e tecnici di Priolo. Il petrolio, invece, dovrebbe tornare a essere considerato "oro nero", da utilizzare per produrre beni veramente utili e non per comuni oggetti di consumo. Solo così si promuove veramente questa realtà industriale e la chimica italiana in generale». Priolo è inserita nell'elenco dei siti contaminati di interesse nazionale nel 1998 e già dal 1990 era tra le Aree a Elevato Rischio di Crisi Ambientale [vedi]. Nel 2006 l'Eni ha riconosciuto un indennizzo di 11 milioni di euro complessivi alle 101 famiglie dei bambini nati malformati nel periodo dal 1991 al 2003, prima ancora che queste si costituissero parte civile in un procedimento contro l'azienda e pur contestando la relazione di causalità tra le attività del petrolchimico e le malformazioni, forte anche dei tempi biblici necessari a cercare e dimostrare tali relazioni. «Per quanto riguarda le bonifiche, però, è ancora tutto fermo», riassume Parisi: «a tutt'oggi risultano realizzati solo interventi di messa in sicurezza, e cioè semplici barriere che dovrebbero arginare un'ulteriore contaminazione delle acque sotterranee e di superficie.»
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Taranto è un importante porto e arsenale militare fin dall'unità d'Italia. Negli anni Sessanta del Novecento fu costruito anche un gigantesco polo siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei più imponenti d'Europa. Seppur ridimensionata da molte ristrutturazioni, l'attività industriale continua anche oggi a pieno ritmo: la principale azienda siderurgica è la Ilva (ex Italsider). A causa della cronica inadeguatezza dei controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti, idrocarburi.
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DIOSSINE, UOMO, TARANTO
Taranto Viva [link]
Stefano De Pace
Diossine, Uomo, Taranto
Inca [link]
diossine
PCB
un estratto [vedi pdf]
A study on PCB, PCDD/PCDF
Approfondimenti
Alessandro Marescotti
Peacelink [link]
Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti
CHE FORMAGGIO! Questi dati hanno spinto Peacelink a fare un passo in più. «Nel febbraio 2008 abbiamo fatto analizzare a nostre spese un campione di formaggio prodotto da un allevatore che pascolava le sue pecore nei prati vicino all'area industriale ed è risultato che conteneva una concentrazione di diossina e PCB tre volte superiore ai limiti di legge», racconta Marescotti. Il risultato di questa iniziativa è stato purtroppo drammatico: nel dicembre 2008 sono state abbattute quasi 1.200 pecore, senza peraltro arrivare al nocciolo del problema perché la diossina rimane nei terreni e continua a contaminare coltivazioni, animali e persone. E potrebbe esserci anche qualcosa di peggio, come se non bastasse l'inquinamento chimico: a gennaio 2009 sono partiti i primi controlli dell'Ispra sulle polveri radioattive emesse dalle acciaierie. Vedremo che cosa salterà fuori.
A CHE PUNTO SIAMO? Parliamo insomma della salute di migliaia di persone, e in particolare di quella dei bambini. Per richiamare l'attenzione sulla gravità del problema nel 2007 il dottor Giuseppe Merico ha fondato l'associazione Bambini contro l'inquinamento [link]: «Alla prima manifestazione che abbiamo organizzato, nel giugno 2007, eravamo in 4.000. Nel marzo 2008, dopo qualche mese di sensibilizzazione nelle scuole, eravamo in 12.000! Un paio di mesi dopo abbiamo raccolto 2.000 tra lettere e disegni dei bambini di Taranto sul tema dell'inquinamento e ne abbiamo fatto un libro, Sognando nuvole bianche, pubblicato con il patrocinio della Regione e distribuito gratuitamente nelle scuole.» Tanta attività da parte delle associazioni non sembra tuttavia avere inciso in modo significativo: l'area industriale di Taranto è inserita tra i siti contaminati di interesse nazionale dal 1998 e nel 2007 risulta bonifica per l'1% appena (Ispra 2007).
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Le fabbriche chimiche a Pieve Vergonte, un piccolo paese in Val D'Ossola, furono inaugurate nel 1915 per sintetizzare cloro con cui produrre gas bellici per la Prima guerra mondiale. Dopo il conflitto la produzione venne convertita a sostanze per usi civili, altrettanto pericolose, però: acido solforico, ammoniaca, urea (un fertilizzante) e ancora cloro e suoi derivati, fra i quali anche il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un potente pesticida messo al bando in occidente negli anni '70 perché cancerogeno e teratogeno [che cosa vuol dire teratogeno?]. A Pieve Vergonte, però, si è prodotto DDT per i Paesi del Terzo Mondo fino al 1996. Quell'anno un laboratorio di Lugano lanciò un allarme: nei pesci del Lago Maggiore avevano riscontrato un'alta concentrazione di DDT e le indagini provarono che la contaminazione arrivava dagli impianti di Pieve Vergonte, portata dal fiume Toce, che dalla Val D'Ossola scende al lago. Il Ministero dell'Ambiente bloccò la produzione, ma i terreni in prossimità delle fabbriche, il letto del Toce e i fondali del Lago Maggiore restano contaminati da DDT e da mercurio [a che cosa serve il mercurio?]. Oggi una parte degli impianti è ancora in funzione, convertita per fortuna a produzioni meno inquinanti.
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L'OMBRA DEL MERCURIO
Syndial
Approfondimenti
Maria Grazia Medali
Amelia Alberti
A CHE PUNTO SIAMO? Pieve Vergonte è registrato tra i siti contaminati di interesse nazionale dal 1998: nel 2007 risultava bonificato... lo 0% della superficie, e approvato lo studio sulla contaminazione nel 69% dell'area. Negli ultimi anni sono stati realizzati solo interventi di messa in sicurezza d'emergenza che dovrebbero arginare ulteriori dispersioni nelle acque di falda e di superficie del DDT, del mercurio e dell'arsenico, di cui sono pieni i terreni in prossimità degli impianti dismessi.
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Eternit è il nome commerciale di un materiale brevettato nel 1901: è un fibrocemento, un impasto di cemento e fibra d'amianto, ed è anche il nome dell'industria che lo produceva. Gli stabilimenti Eternit aprirono a Casale Monferrato nel 1907. Si producevano lastre ondulate per i tetti, tubazioni e rivestimenti, tutto in cemento-amianto [a che cosa serve l'amianto?]. Gli operai sbriciolavano e impastavano l'amianto con enormi frantoi, lavorandolo senza alcuna protezione (né consapevolezza dei rischi), immersi in una nube di fibrille. L'impianto di ventilazione espelleva all'esterno l'aria satura di polvere d'amianto e così venne contaminata anche l'intera città. Gli scarti di lavorazione, poi, venivano regalati agli abitanti che, ignari del pericolo, li usarono per consolidare la pavimentazione di marciapiedi e cortili. Nel 1986 la Eternit di Casale dichiara fallimento e chiude le fabbriche, spostando la produzione in altri Paesi (la Slovenia, per esempio) e lasciando il territorio contaminato per chilometri. Grazie a finanziamenti pubblici oggi gli stabilimenti sono stati bonificati ed è in corso lo smaltimento dei manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio. Nel frattempo, però, poiché l'amianto agisce lentamente, i malati e i morti di tumore fra gli ex operai e gli abitanti che lo respirarono continuano ad aumentare.
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IL KILLER
mesotelioma pleurico
[vedi]
asbestosi
[vedi]
Bruno Pesce
Raffaele Guariniello
A CHE PUNTO SIAMO? Casale Monferrato è un sito contaminato di interesse nazionale dal 1998. «Fino a oggi è stato demolito e bonificato il nucleo centrale degli stabilimenti Eternit e bonificata una discarica di cemento-amianto abbandonata sulla riva del Po», riassume Ferdinando Albertazzi, direttore dell'Ufficio ambiente del Comune. Il compito più difficile, però, è recuperare e smaltire i manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio: a questo scopo sono stati predisposti un servizio per il ritiro e lo smaltimento dell'amianto e un centro informazioni sulle procedure di bonifica [vedi]. Presto Casale Monferrato sarà il Comune d'Italia più ripulito dall'amianto. In Italia sono molte le associazioni e i comitati che si impegnano per informare sui rischi da esposizione all'amianto e perché sia riconosciuta giustizia alle vittime.
A Casale sono attive l'Associazione familiari vittime dell'amianto e l'Associazione italiana esposti amianto.
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Il polo petrolchimico di Mantova fu costruito nel 1957 all'uscita del Lago Inferiore, una delle tre enormi anse che forma il fiume Mincio attorno alla città. Oggi si producono soprattutto plastiche e fibre sintetiche e fino al 1991 funzionava anche un impianto cloro-soda a mercurio [vedi]. Le materie prime arrivano su navi fluviali o attraverso lunghe condotte direttamente dal petrolchimico di Marghera. I primi sistemi di trattamento delle acque reflue del cloro-soda furono installati solo negli anni '70, nel frattempo nei terreni, sui fondali del lago e del fiume Mincio e nelle acque di falda si sono accumulati mercurio e idrocarburi.
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IL CAMPANELLO D'ALLARME? IL CANCRO
Osservatorio Epidemiologico della ASL di Mantova
sarcoma dei tessuti molli
[vedi]
Paolo Ricci
TERRA BUONA PER COSTRUIRE CASE I veleni scaricati in passato, però, si sono accumulati nel terreno, nei fondali e nella falda, e rischiano di contaminare flora e fauna selvatica, le coltivazioni e quindi gli esseri umani. «Purtroppo le bonifiche sono ancora ferme», afferma Matteo Gaddi, un consigliere comunale che segue la vicenda fin dall'inizio: «Le aziende del petrolchimico riescono a rimandare a data da destinarsi l'esecuzione dei lavori appellandosi a un'infinità di cavilli legali». A tutt'oggi sono stati realizzati pochi interventi di messa in sicurezza d'emergenza «assolutamente insufficienti», spiega Gaddi, «perché non riescono a impedire che gli inquinanti continuino a filtrare all'esterno del sito industriale: è stato provato dagli stessi dati dell'Arpa. Adesso è anche in corso un'indagine della magistratura...» perché sembra che parte dei terreni contaminati prelevati dal petrolchimico durante la costruzione della centrale turbogas siano stati poi riutilizzati illegalmente nel corso di alcuni lavori a Loreo (Rovigo).
A CHE PUNTO SIAMO? L'area chiamata Laghi di Mantova e Polo Chimico è inserita nell'elenco dei siti contaminati di interesse nazionale dal 2002. Nell'annuario Apat 2007 [vedi Approfondimenti: dati ambientali] risulta bonificato lo 0% del territorio e approvato appena il 3% del progetto definitivo di bonifica. «Quando abbiamo fondato il Comitato Difesa Ambiente e Salute», racconta a Focus.it il presidente dell'associazione, Luca Benedini, «ci siamo resi subito conto che la questione della bonifica era una partita che si giocava altrove, nelle Conferenze dei Servizi riunite a Roma dal Ministero dell'Ambiente, e che per noi era praticamente impossibile influire sul processo decisionale. Ci siamo allora concentrati su altri problemi ambientali altrettanto importanti, come le polveri fini emesse da industrie, centrali elettriche e inceneritori di rifiuti speciali.» E a giudicare dai documenti online sul sito dell'associazione non sono "problemi da poco", e neppure limitati alla situazione specifica di Mantova: dal materiale fotografico raccolto dall'associazione abbiamo preso due immagini satellitari dell'Italia (di fonte Nasa) e abbiamo chiesto a Giulio Betti, meteorologo (3BMeteo), di commentarle. In questa pagina potete vedere foto e commenti.
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Le industrie Caffaro di Brescia sono nate nel 1909 per produrre soda caustica e cloro, antiparassitari (fino al 1957 anche il DDT, vedi), e PCB. Fino alla fine degli anni Sessanta le acque reflue sono state scaricate direttamente nelle rogge per l'irrigazione dei campi senza alcun trattamento, e così PCB, diossine e mercurio [vedi] sono stati sparsi nel terreno e sono "passati" a coltivazioni e allevamenti, e quindi alle persone. Da gennaio 2009 Caffaro srl è in liquidazione, mentre Caffaro Chimica srl attende entro maggio la decisione del Tribunale di Udine per la nomina di un commissario straordinario per la gestione della società. La situazione legale si trascina dal settembre 2008, quanto è stato messo sotto sequestro l'impianto cloro-soda di Torviscosa (Udine), ed è doppiamente problematica: sia per i dipendenti - ora in cassa integrazione - sia per l'ambiente, in quanto lascia un grosso punto interrogativo su chi dovrà pagare le operazioni di bonifica. Terreni e rogge sono infatti ancora intrisi di veleni e solo un intervento radicale potrà ripulirli.
L'OLIMPIADE DEI PEGGIORI Lo scandalo Caffaro esplode nell'estate 2001 con un esposto alla magistratura presentato dai medici del lavoro Celestino Panizza e Paolo Ricci e dallo storico dell'ambiente Marino Ruzzenenti, promotori del comitato Ambiente Brescia. «Grazie al lavoro del comitato le indagini sulla contaminazione non si sono mai fermate», afferma Ruzzenenti, «e la nostra pressione continuerà finché la Caffaro e le istituzioni non realizzeranno le bonifiche e restituiranno ai cittadini di Brescia il loro territorio risanato.» Ambiente Brescia si avvale del supporto di esperti e ricercatori internazionali: «Dagli studi dell'Istituto superiore di sanità e del Comitato scientifico dell'Asl di Brescia, pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali Organohalogen Compounds e Chemosphere», spiega Ruzzenenti, «è emerso che gli abitanti della zona contaminata dalla Caffaro presentano fino a 400 picogrammi-teq [che cosa sono i picogrammi? E i teq?] di diossine e di cosiddette DL PCB, ossia PCB "diossina like", per grammo di grasso, quando la media nel resto della città è di circa 50. Valori comunque elevatissimi se si tiene conto che negli Usa di norma oggi si raggiungono al massimo i 2-3 picogrammi-teq». A patto di escludere la poco ridente cittadina di Anniston, in Alabama, che rispetto ai PCB contende a Brescia il primato di territorio più inquinato del mondo. Negli ultimi anni l'università e la Asl di Brescia hanno condotto indagini epidemiologiche sulla popolazione: «Il dato più impressionante riguarda la frequenza dei linfomi non Hodgkin [vedi] fra le donne del quartiere adiacente alla Caffaro: è otto volte il normale, e la differenza è statisticamente significativa. Purtroppo non è stato ancora eseguito uno studio analogo per i tumori del fegato e del polmone, che potrebbe riservare altre sorprese», conclude Ruzzenenti.
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A CHE PUNTO SIAMO?
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Il polo chimico Enichem di Mafredonia entrò in funzione nel 1971. Vi si producevano soprattutto fertilizzanti e il caprolattame [che cos'è il caprolattame?] da cui si ricavano fibre sintetiche. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti sono stati cronicamente inadeguati e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche si susseguirono a cadenza quasi regolare. Il più grave avvenne il 26 settembre 1976, quando un'esplosione all'impianto per la fabbricazione dell'urea (un fertilizzante) provocò la fuoriuscita di una nube di anidride arseniosa (un gas contenente arsenico): nessun decesso diretto, ma le conseguenze si fanno sentire ancora oggi tra gli ex dipendenti e la popolazione del territorio circostante gli impianti. E da quel momento Manfredonia sarà soprannominata la "Seveso del Sud" [che cosa è successo a Seveso?]. Nel 1988 chiuse l'impianto per la produzione di caprolattame, dopo che i sistemi di smaltimento delle scorie furono sequestrati dalla magistratura di Otranto perché sospettati di causare una moria di delfini e tartarughe nel basso Adriatico. Il resto del polo chimico chiuse nel 1994.
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«... IL FATTO NON SUSSISTE!»
Nicola Lovecchio
Maurizio Portaluri
Medicina Democratica
Giulio Di Luzio
I fantasmi dell'Enichem
A CHE PUNTO SIAMO? La primissima mobilitazione contro l'inquinamento del petrolchimico venne dalle donne di Manfredonia: «Nel 1988 riuscimmo a portare il caso della contaminazione di Manfredonia alla Commissione per i Diritti dell'Uomo a Bruxelles», racconta Anna Guerra, una delle fondatrici dell'associazione Bianca Lancia [link], «e nel 1998 la Commissione riconobbe un risarcimento per 40 madri vittime della contaminazione». Manfredonia è inserita tra i siti contaminati di interesse nazionale dal 1998. Nel 2007 l'area industriale risultava bonificata per il 12% e per il 55 % risultava approvato il progetto definitivo. «Gli interventi più importanti devono però ancora essere realizzati e nel terreno rimangono depositate grandi quantità di sostanze tossiche», commenta Tonino D'Angelo, presidente di Medicina Democratica. «Noi chiedevamo che l'area venisse restituita ai cittadini completamente bonificata, invece la si è re-industrializzata senza che le bonifiche venissero completate e senza che nemmeno venisse condotta la necessaria valutazione ambientale strategica.»
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La discarica di Contrada Pisani fu aperta nel secondo dopoguerra per ricevere i rifiuti solidi urbani, la cosiddetta immondizia, di Napoli. Nei decenni successivi venne progressivamente allargata mentre tutto attorno si costruivano interi quartieri abusivi. A causa dell'inadeguatezza dei controlli la criminalità organizzata riuscì a smaltirvi considerevoli quantità di rifiuti speciali e tossici, per i quali la discarica non è adatta, provocando così la contaminazione dei terreni. Nel 1996 la discarica venne chiusa e si decise la bonifica dell'area, ma tutto si interruppe nel gennaio 2008 quando, nonostante la dura opposizione degli abitanti, venne riaperta con la forza per fare fronte all'emergenza rifiuti di Napoli. Siamo all'ultima tappa di questo nostro primo viaggio tra i mostri permanenti del Bel Paese.
BUONGIORNO ECOMAFIA Secondo alcune fonti alla discarica sarebbero stati smaltiti illegalmente anche i rifiuti tossici provenienti dalla bonifica di uno dei tanti siti contaminati di interesse nazionale, quello dell'Acna di Cengio (Savona, Liguria) [che cosa succedeva a Cengio?]. «Lo abbiamo denunciato nel 2000, durante la prima Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti. Attualmente se ne sta occupando la Procura di Napoli», dichiara Massimo Scalia, docente di fisica alla Sapienza ed ex presidente della Commissione. Questa vicenda fa di Pianura il simbolo di un grave problema che ostacola i progetti di bonifica nel nostro Paese: in molti casi le organizzazioni criminali riescono a infiltrarsi e a smaltire illegalmente i materiali contaminati prelevati da un sito in fase di bonifica, ricavandone ingenti guadagni. Normalmente, però, le ecomafie gestiscono lo smaltimento illegale di rifiuti tossici provenienti direttamente dalle industrie [e qui ci sarebbe da aprire un altro capitolo nero, quello su Ilaria Alpi...].
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UN'IMMENSA DISTESA DI...
i siti potenzialmente contaminati in Campania sono 2.551
Biùtiful Cauntri
Esmeralda Calabria
Roberto Saviano
Gomorra
A CHE PUNTO SIAMO? La discarica di Pianura è stata inserita nella lista dei siti contaminati dell'Ispra solo nel 2007 e sta partendo ora lo studio delle sostanze tossiche presenti. Ciò che sappiamo è che le discariche abusive hanno effetti gravissimi sull'ambiente e sulla popolazione, e secondo uno studio pubblicato dal Lancet Oncology nella zona delle discariche campane la percentuale di alcuni tumori è la più alta d'Italia.
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