Ecologia

I nuovi dati sull'ecatombe mondiale di insetti

La revisione di decine di studi fa il punto sul collasso ecologico nella classe più numerosa di animali terrestri: nei prossimi decenni, il 40% di tutte le specie di insetti sarà a rischio di estinzione.

Se mettessimo tutti gli insetti terrestri da una parte, e tutti gli esseri umani dall'altra, sui due piatti di una bilancia, gli insetti ci supererebbero, in peso, di 17 volte. Un intollerabile affronto, deve avere pensato la nostra specie da qualche parte in fondo al suo cervello collettivo. Infatti, stiamo provvedendo: adesso gli insetti stanno sparendo dalla faccia della Terra a una velocità 8 volte maggiore rispetto a mammiferi, rettili e uccelli.

Un nuovo rapporto sullo stato di salute di questo raggruppamento animale fotografa la situazione, peraltro già emersa in molti studi parziali: il lavoro più recente, pubblicato su Biological Conservation, è una revisione di 73 ricerche a lungo termine sul declino globale di insetti condotte negli ultimi 13 anni. Il quadro che ne deriva, soprattutto per le specie di Europa e Nord America, è deprimente e inquietante.

Sempre meno. La biomassa degli insetti (ossia il loro peso totale stimato sulla base della quantità di carbonio contenuto nell'intera comunità dei viventi) è diminuita del 2,5% all'anno negli ultimi 25-30 anni. Nei prossimi decenni il 40% delle specie di insetti finirà nelle liste di quelli a rischio estinzione (il 41% delle specie conosciute ha già registrato un declino negli ultimi 10 anni). «È evidente che siamo davanti alla più grande estinzione di insetti dagli eventi del tardo Permiano e del Cretaceo», scrivono gli autori.

La causa principale è l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi 60 anni - e quindi, in ultima analisi, l'attuale modello di produzione di cibo. Questo fenomeno si accompagna ad altre concause quali inquinamento, deforestazione, distruzione dell'habitat e ampio ricorso a pesticidi sintetici e fertilizzanti. Ci sono poi cause biologiche, come il moltiplicarsi di patogeni e di specie invasive, indotte anche dai cambiamenti climatici: tutti tasselli di questa "spinta" all'estinzione, identificati nel 7% degli studi.

Bollettino di guerra. Lepidotteri (come falene e farfalle), imenotteri (come api, vespe e formiche) e scarabei (come gli stercorari) sono i più colpiti: un fatto preoccupante non solo per la ragione più scontata dell'impollinazione, ma anche perché ci sono, tra queste, specie vitali per il riciclo dei nutrienti del suolo o per mantenere le condizioni più adatte alla vita nei fiumi e nei laghi, dove gli insetti sono alla base della catena alimentare di pesci, rettili e uccelli.

Farfalle e falene accusano le perdite peggiori: il 53% delle loro specie ha di recente registrato un forte declino - un segnale preoccupante, perché le farfalle sono, per la loro sensibilità ai cambiamenti climatici, una sorta di "termometro" della salute degli ecosistemi. In netta diminuzione, con la metà delle specie in declino, sono anche gli ortotteri (come grilli e cavallette: nostro cibo del futuro e cibo attuale di molti animali).

Mors tua... Di contro, le specie che si adattano meglio a temperature più alte e si riproducono più velocemente, private della concorrenza e dei loro predatori naturali, potrebbero registrare un incremento: stiamo insomma andando verso un futuro senza api e farfalle, ma abbondante di mosche e scarafaggi.

19 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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