Ecologia

Gli effetti positivi del lockdown sull'inquinamento? Sovrastimati!

Non è vero che il lockdown incide positivamente sull'inquinamento. O almeno non quanto ci eravamo illusi. Uno studio ricorda che ridurre lo smog è complicato.

Dopo gli entusiasmi iniziali sul possibile contributo del lockdown nella riduzione della CO2 atmosferica ci siamo dovuti ricredere: l'anidride carbonica resiste in atmosfera per centinaia di anni e le brevi, durissime parentesi di chiusure per covid non sembrano avere effetti duraturi su questo gas serra. Ora uno studio che ha preso in esame altri inquinanti atmosferici conferma che l'effetto dei lockdown 2020 sull'inquinamento dell'aria è stato inizialmente sovrastimato, e che per rendere più respirabile l'aria nelle grandi città serve un impegno molto più radicale e ragionato.

Elementi mancanti. Come spiegato su The Conversation, il metodo più immediato per calcolare l'effetto dei lockdown sulla qualità dell'aria è confrontare le concentrazioni di vari inquinanti prima e dopo i periodi di restrizioni. Facendo ricorso a questo approccio diversi studi avevano inizialmente riportato cali vertiginosi di alcuni inquinanti, come il biossido di azoto (NO2): una ricerca svolta a Wuhan, la città dei primi casi di CoViD-19, stimava una riduzione delle concentrazioni di questo gas del 90% nel lockdown di primavera.

Questo genere di confronto è però ingannevole, perché non tiene conto di altri fattori che incidono sull'inquinamento e sulla qualità dell'aria, come la stagione in cui avvengono le misurazioni, i fenomeni meteorologici e le reazioni tra gas inquinanti nelle mutate condizioni atmosferiche. Un gruppo di scienziati dell'Università di Birmingham, Regno Unito, è tornato ad analizzare i livelli di inquinamento della primavera 2020 in 11 città dell'emisfero settentrionale (Pechino, Wuhan, Milano, Roma, Madrid, Londra, Parigi, Berlino, New York, Los Angeles e Delhi) considerando stavolta anche queste variabili.

NO2. Lo studio ha considerato i livelli di biossido di azoto (NO2), ozono troposferico (O3) e polveri fini, denominate PM2.5 (diametro inferiore a 2,5 millesimi di millimetro). Sono sostanze inquinanti meno citate della CO2 ma con effetti nocivi sulla salute - specialmente su cuore e polmoni.
 
Il biossido di azoto è un agente ossidante prodotto nei processi di combustione ad alta temperatura (per esempio dai motori dei veicoli, negli impianti di riscaldamento, nelle centrali elettriche e nelle combustioni industriali). In tutte le città studiate, la sua concentrazione è diminuita durante il lockdown, ma in misura minore di quanto inizialmente stimato. Per esempio a Wuhan, la quantità di NO2 nell'aria è calata del 47% tra la seconda e la quinta settimana di lockdown, ma in parte per i cambiamenti stagionali e alcuni fenomeni meteo. Il calo da "solo lockdown" è stato del 34%.

I livelli di NO2 sono calati meno di quanto ci si sarebbe aspettati per le limitazioni introdotte, e questo perché anche nel pieno delle chiusure, i veicoli più inquinanti come gli autoarticolati hanno continuato a circolare per garantire i servizi. Inoltre, la riduzione di biossido di azoto risultava molto più evidente se la si misurava vicino alle grandi arterie stradali.

O3 e PM2.5. L'ozono troposferico (O3), un gas che si forma in atmosfera per l'interazione tra la radiazione solare e alcuni inquinanti secondari, è invece andato aumentando un po' ovunque, con rialzi nelle concentrazioni fino al 30%, soprattutto per il calo delle emissioni degli ossidi di azoto, che normalmente avrebbero reagito con esso rimuovendone una parte. Le polveri sottili PM2.5 sono calate nella maggior parte delle città, ma non a Parigi, Londra e Pechino, probabilmente investite da fenomeni meteo che hanno trasportato nei loro cieli il particolato proveniente da aree industriali. Il cambiamento nella composizione atmosferica dovuto ai lockdown ha inoltre fatto sì che alcuni composti gassosi nell'aria si convertissero in queste particelle in seguito a trasformazioni di tipo chimico e fisico.

Una finestra sul futuro. Anche se considerassimo i lockdown esperimenti ambientali imposti dalle circostanze, i risultati sono più sfumati di quanto ci piaccia pensare. La riduzione del biossido di azoto avrà di certo portato benefici sulla salute, stemperati però dall'aumento dell'ozono troposferico. Inoltre, il calo di inquinanti tanto decantato non è stato così netto, e non si è verificato ovunque. Per combattere l'inquinamento dell'aria serve un approccio studiato e sistematico, un piano a lungo termine e non un procedere a sussulti.

25 gennaio 2021 Elisabetta Intini
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