Roma, 7 nov. - (AdnKronos) - Scarsi investimenti, mancato supporto del governo e burocrazia frenano l'innovazione in Italia, trainata solo dalle realtà più piccole come Pmi e nuove aziende. Questa la percezione dei manager italiani coinvolti nella gestione della strategia di innovazione e fotografata nella ricerca di General Electric 'GE Innovation Barometer' - condotta su 26 Paesi di tutto il mondo e con un focus specifico sullo Stivale - presentata oggi a Roma. Una percezione più 'severa' di quella registrata dai dirigenti stranieri sul Belpaese. Mentre solo il 27% dei nostri dirigenti promuove il Paese in tema di innovazione, l'Italia passa l'esame per il 41% dei manager stranieri.
Il nemico numero uno dell'innovazione indicato dai dirigenti italiani è rappresentato dalla mancanza di sufficienti investimenti e sostegno finanziario (41%), seguito dall’incapacità di estendere le innovazioni di successo al mercato più ampio o internazionale e dalla difficoltà di definire un modello di business efficace per promuovere le nuove idee. Altri nodi gordiani sono rappresentati dalla necessità di semplificare la burocrazia a favore delle aziende intenzionate ad accedere a finanziamenti e incentivi stanziati per l'innovazione (89%) e di garantire che la riservatezza e i segreti commerciali delle aziende siano adeguatamente tutelati (89%). Il supporto finanziario delle autorità pubbliche alle società innovative è percepito come insufficiente rispetto alla media globale (47%); solo il 9% ritiene che le autorità pubbliche e il governo stanzino una quota adeguata del proprio budget a supporto alle aziende innovative.
Quasi due terzi dei nostri manager (60%) ritengono che siano le realtà più piccole quali le Pmi e le nuove aziende a trainare l'innovazione in Italia – 19 punti in più rispetto alla media globale (41%) – seguite dalle multinazionali (15%). Ma il 92% denuncia un supporto insufficiente proprio alle Pmi, dato decisamente superiore rispetto alla media globale del 61%. Solo il 9% dei nostri manager ritiene che il governo stia supportando in modo efficiente i processi di innovazione. Una percentuale inferiore alla media mondiale, pari al 40%, sotto la quale si posizionano anche i maggiori Paesi industrializzati: Germania (34%), Giappone (23%), Usa (26%).
Più fiduciosi dei colleghi stranieri invece gli italiani lo sono sulle potenzialità derivanti dall’uso dei Big Data (61% contro il 53% della media globale). Sono anche più informati sulle potenzialità dell'Industrial internet: il 57% ritiene che l’internet industriale avrà un impatto positivo sul mercato del lavoro, dato superiore rispetto alla media globale (49%) e solo il 37% dei dirigenti in Italia afferma di non averne mai sentito parlare, dato inferiore rispetto a una media globale del 44%. Il 30% dei manager italiani ritiene che la propria impresa sia preparata a cogliere le potenzialità dei Big Data, una percentuale superiore alla media mondiale del 25%.
Tuttavia, il 25% dei dirigenti nostrani afferma di non aver aumentato, nell'ultimo anno, la propria capacità di analisi di una complessa mole di dati (contro il 29% della media mondiale).