La COP26, com'era da aspettarsi, non ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissata. In particolare spicca la modifica, piccola ma fondamentale, di una parte del testo del Patto per il Clima di Glasgow (Glasgow Climate Pact, qui con le annotazioni del Washington Post), che spinge i Paesi ad "accelerare gli sforzi per diminuire l'uso del carbone" e non più ad "accelerare gli sforzi per eliminare l'uso del carbone".
Cina e India, che non sarebbero pronte ad abbandonare del tutto il carbone, avrebbero fatto pressione per modificare il testo: ma per davvero la decarbonizzazione dipende solo da questi due Paesi?
Un abbandono difficile. Secondo The Conversation, la narrazione che vede Cina e India come i "cattivi" di turno è fuorviante e comoda per i Paesi più ricchi, la cui crescita industriale (e il relativo inquinamento) è già finita da un pezzo. Per l'Europa e gli USA, sostiene la rivista, è più facile ridurre le proprie emissioni: primo, perché delocalizzano la produzione (e dunque l'inquinamento) in altri Paesi – spesso proprio Cina e India; secondo, perché Cina e India hanno, in proporzione, molto meno gas naturale che carbone, e passare da una risorsa energetica all'altra risulta dunque più complicato (al contrario degli Stati Uniti, ad esempio, che producono internamente quasi tutto il gas che consumano).
Crescita esponenziale. Se è vero però che le emissioni di CO2 pro capite dell'India sono di molto inferiori a quelle della maggior parte dei Paesi sviluppati, e che ogni cinese emette in media la metà di uno statunitense e poco più di un europeo, è altrettanto vero che le emissioni inquinanti sono in forte ascesa (specie in Cina). Guardate il grafico qui sotto: la Cina è passata dalle 2,66 t/pp (tonnellate pro capite) del 2000 alle 7,41 del 2020. Seppur con numeri minori, anche in India le emissioni sono in crescita. La tendenza è invece al ribasso in Europa e negli Stati Uniti, che sono passati rispettivamente dalle 8,47 e le 21,34 tonnellate pro capite del 2000, alle 6,61 e le 14,24 t/pp del 2020.
Senza contare il numero di abitanti per Paese: non dimentichiamo infatti che Cina e India sommano da sole oltre un terzo delle persone del Pianeta (2,8 miliardi), e che dunque le emissioni totali dei due Paesi sono inevitabilmente alle stelle. Se è vero dunque che non bisogna demonizzare nessuno, è anche normale che lo sforzo maggiore debba venire da chi inquina di più, considerando che il Mondo è uno e ci viviamo tutti insieme.
D'altro canto, non è nemmeno corretto che chi ha ormai concluso la propria stagione di crescita industriale, ed è quindi ora meno dipendente dal carbone, scarichi tutte le colpe su chi si sta sviluppando (ed emettendo CO2) "solo" da 30 anni.