Una delle conseguenze più immediate ed evidenti dell'aumento delle temperature globali, che diventerà ancora più chiara negli anni a venire, è la crescita del numero e dell'intensità degli incendi. Nella maggior parte dei casi gli incendi sono provocati dall'uomo, ma a causa del clima sempre più caldo e più secco si diffondono sempre più velocemente e a provocano danni anche devastanti.
Ma c'è un'ulteriore novità appena scoperta da un gruppo di ricercatori e pubblicata su Nature Geoscience: si tratta del fenomeno del dark brown carbon, una classe di particelle rilasciate dagli incendi che si pensava aiutassero a combattere il riscaldamento globale, ma che abbiamo scoperto solo ora avere l'effetto opposto.
Fumata bianca o nera? Il fumo rilasciato dagli incendi non è tutto uguale: ci sono pennacchi più scuri e altri più chiari, ciascuno con le proprie caratteristiche. Quelli scuri sono composti di particelle che assorbono la radiazione solare e contribuiscono, quindi, all'effetto serra. Al contrario, finoora si pensava che quelli chiari fossero costituiti di particelle organiche che disperdono la luce del Sole, con un effetto opposto a quello dei pennacchi scuri.
Il nuovo studio, condotto da un team della McKelvey School of Engineering, dimostra per la prima volta che il fumo bianco non è "benigno" come credevamo. È vero che alcune delle sue particelle disperdono i raggi solari come si supponeva, ma ce ne sono altre che, nonostante siano chiare, assorbono comunque la luce del nostro astro.
Meno potenti, ma più numerose. Si tratta di particelle minuscole, con un diametro nell'ordine dei nanometri, le cui particolari proprietà ottiche consentono di reagire alla luce come fanno le particelle scure: assorbono l'energia dei raggi solari e la trattengono, contribuendo quindi ad alimentare il ciclo dell'aumento delle temperature. Il loro potere assorbente è inferiore a quello delle particelle scure, ma diverse misurazioni sul campo dopo un incendio hanno dimostrato che queste particelle sono quattro volte più abbondanti.
Finora ignorate nei modelli climatici, secondo gli autori dello studio andrebbe calcolato anche il contributo di queste particelle organiche all'effetto serra: in questo modo risulterà evidente che gli incendi stanno peggiorando la situazione climatica globale più di quanto credessimo.