Le vecchie carrette che trasportano petrolio continueranno a viaggiare per un decennio.
La Prestige si inabissa al largo della Spagna. |
La petroliera Prestige, che è affondata al largo delle coste della Galizia (Spagna) con il suo carico di 77 mila tonnellate di greggio, aveva caricato petrolio russo nel porto di Ventspils (Lettonia), e avrebbe dovuto portarlo a Singapore. Era una delle centinaia di navi che ogni giorno solcano i mari da una parte all'altra del globo, trasportando idrocarburi: il 40% dell'oro nero consumato nel mondo viaggia via mare. L'attività però non è priva di rischi, sia per gli armatori, sia per l'ambiente marino, sia per le popolazioni che dipendono economicamente dal mare.
Negli ultimi quarant'anni, ovvero da quando sono iniziati i monitoraggi, al largo delle coste europee sono state sversate a causa di incidenti circa 600 mila tonnellate di petrolio. La situazione è ancora più grave nel Mediterraneo: dal 1972, se alle perdite dovute ai disastri vengono sommate quelle dovute a lavaggi dei serbatoi alle operazioni di carico e scarico, gli oli minerali che sono andati nell'acqua superano il milione di tonnellate. Nel bacino, ogni anno, vengono trasportate 0,55 miliardi di tonnellate di greggio, e 0,15 di prodotti di raffineria; ogni giorno almeno 300 navi cisterna sono in navigazione.
Scatole cinesi.
In base ai protocolli dell'Imo (International maritime organization) l'organizzazione internazionale che controlla il trasporto marittimo, per ripagare i danni, all'armatore potranno essere richiesti al massimo 80 milioni di dollari. Per coprire la parte restante, fino a un massimale di 180 milioni di dollari, potrà intervenire il Fondo di compensazione per l'inquinamento da petrolio, finanziato dai Paesi che lo producono e trasportano. I risarcimenti previsti però riguardano principalmente i danni alle attività produttive e non quelli ambientali, non ancora riconosciuti ufficialmente nei protocolli internazionali.Si tratta comunque di rimborsi parziali. Per il disastro della Exxon Valdez, la nave colata a picco nel 1989 nei pressi dell'Alaska, la Exxon ha versato 2,5 milioni di dollari. Si trattava di una della più grandi compagnie petrolifere. A volte però è difficile risalire ai diretti responsabili. La Prestige, che batteva a bandiera delle Bahamas ed era registrata in Liberia, era stata noleggiata dalla Crown resources, una compagnia di trasporto della società russa Alfa group, che però risiede in Svizzera. Durante questo viaggio, era gestita da un gruppo di navigazione greco.
Prevenire il naufragio.
È possibile prevenire gli incidenti? In teoria sì. Nelle acque statunitensi per esempio, è già stata vietata la circolazione delle petroliere più vecchie, prive di doppio scafo di sicurezza. In Europa questo tipo di navi dovrebbe andare definitivamente fuori circolazione entro il 2015. Il termine fa parte di un accordo tra gli armatori e i governi effettuato dopo il naufragio della Erika, che nel 1999 aveva provocato l'inquinamento di 400 chilometri di costa in Bretagna (Francia).
Le associazioni ambientaliste hanno chiesto che vengano prese misure ulteriori: un anticipo di dieci anni per la dismissione, il divieto del lavaggio in mare dei serbatoi, controlli più severi ai porti sull'adeguatezza delle navi, un pieno riconoscimento del danno ambientale, e l'allargamento delle responsabilità a tutti i soggetti coinvolti nel trasporto. E alcuni magistrati di vari Paesi hanno proposto che venga istituito un tribunale internazionale per i crimini ambientali, che operi sotto la responsabilità delle Nazioni Unite.
Nel frattempo però le vecchie petroliere continuano a circolare: tra poco la Bisanzio, un'altra nave a scafo singolo, con 26 anni di navigazione alle spalle e noleggiata dalla stessa compagnia per la quale prestava servizio la Prestige, si appresta a portare il petrolio russo verso i porti dell'Asia. La rotta? Sempre la stessa.