Roma, 27 feb. - (AdnKronos) - L'acqua è vita, ma a volte anche guerra. Un paradosso contemporaneo che vede protagonista la risorsa idrica, sempre più stressata in tutto il pianeta tanto da essere considerata il petrolio del futuro. L'acqua assume sempre più il ruolo di variabile strategica in grado di alterare gli equilibri geopolitici soprattutto in quelle aree in cui le fonti idriche sono condivise tra più Paesi.
Si è parlato anche di “guerre dell’acqua” con Desirée Quagliarotti, economista dell'Istituto di Studi sulle società del mediterraneo del Cnr, in occasione del convegno “Aquitaly” dedicato all'acqua e alle problematiche ad essa collegate. Sfruttata, sprecata, inquinata: la risorsa idrica del nostro pianeta è sotto stress e senza un'inversione di tendenza, già dal 2025, metà della popolazione mondiale potrebbe sperimentare gravi carenze idriche.
Un allarme che va di pari passo con la crescita demografica e in un mondo che al 2050 dovrà sfamare circa 10 miliardi di persone, l'acqua diventa un bene paragonabile all'oro: oro blu, o petrolio del futuro.
Risorsa fin troppo preziosa, quindi, al punto da scatenare vere e proprie guerre, soprattutto in quelle aree in cui le fonti idriche sono condivise tra più Paesi. Attualmente nel mondo si contano 261 bacini idrici internazionali suddivisi tra 145 nazioni nelle quali risiede più del 40% della popolazione mondiale.
L'area geografica più critica appare oggi quella mediorientale, all’interno della quale la storica disputa per la gestione delle scarse risorse idriche è acuita dall’ingresso di nuovi attori nel controllo della risorsa e dall’effetto del cambiamento climatico.
Questi fattori rischiano di trasformare l’acqua da “amplificatore di conflitti”, nel senso di variabile capace di accentuare le cause di conflitti preesistenti, a “catalizzatore di conflitti”, assumendo il ruolo di forza attiva nel provocare conflitti. La crisi della risorsa idrica è un problema anche per molte zone dell’Europa meridionale e dell’America tanti rubinetti restano a secco.