Roma, 28 ott. - (AdnKronos) - Nel marzo del 2016 un rapporto di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ha fatto il punto sulla gestione dei Rifiuti Solidi Urbani nei Paesi dell’Unione Europea. Il rapporto riguarda gli anni tra il 1995 e il 2014. I dati evidenziano un trend generale verso la diminuzione del numero delle discariche. I Paesi membri sono sempre di più attenti a diversi sistemi di trattamento dei rifiuti. I rifiuti solidi urbani rappresentano solo il 10% del totale dei rifiuti prodotti in Europa.
Nel periodo considerato, il totale dei Rifiuti Solidi Urbani conferito in discarica è diminuito di 78 milioni di tonnellate, ossia del 54%. Nel 1995, nell’Ue sono state prodotte 144 milioni di tonnellate di Rsu, corrispondenti a 302 kg pro capite, a fronte delle “sole” 66 milioni di tonnellate, ossia 131 kg pro capite del 2014. Durante gli ultimi 10 anni (2004-2014) la quantità di rifiuti conferiti in discarica è diminuita al ritmo medio del 5,6% l'anno.
Nel 2014 il tasso di rifiuti smaltiti in discarica è crollato al 27,5% rispetto al 64% del primo anno della rilevazione. Questa riduzione può essere in parte attribuita all’implementazione della legislazione europea in materia di rifiuti, quale ad esempio la Direttiva 62/1994 sugli imballaggi.
Il quadro normativo è disegnato dalla Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98. Come noto, la legge crea una gerarchia trai modi di trattamento dei rifiuti. É identificata insomma una lista di priorità. L’obiettivo principe? La riduzione dei rifiuti prodotti. Gli obiettivi sono: prevenire, riutilizzare, riciclare, recuperare (in special modo è previsto il recupero di energia), smaltire in discarica.
Come si vede, la discarica è l’ultima delle opzioni possibili. Vi si ricorre solo in ultima istanza e in casi del tutto eccezionali. In discarica finiscono in sostanza solo i rifiuti che non possano essere utilmente reimpiegati, riciclati o recuperati in altro modo. La scelta di Roma di riaprire la discarica di Malagrotta, chiusa con decreto dall’allora Ministro Clini va contro alla legge e non risolve il problema del ciclo dei rifiuti nella capitale e nel Lazio.
E per quanto riguarda il recupero di energia? Premesso che prima bisogna riciclare, quando e dove ciò sia tecnicamente possibile e ci sia un mercato per i materiali raccolti, la direttiva stabilisce che i rifiuti possono essere impiegati per il recupero energetico. La famigerata termovalorizzazione in Europa è una componente essenziale del ciclo dei rifiuti.
La Direttiva rifiuti stabilisce peraltro un criterio tecnico ed economico per decidere quando o se sia conveniente il recupero energetico. La sostenibilità tiene conto di aspetti tanto ambientali quanto economici.
In sostanza, la legge offre qui un ‘indice di efficienza energetica’ che calcola quanta energia complessiva (termica e/o elettrica) viene prodotta da un impianto a fronte degli input immessi e consumati. Il rapporto costo/benefici insomma. Tutte le fasi di trattamento e le tecnologie disponibili sono correlate e integrate con l’obiettivo finale di chiudere il ciclo dei rifiuti.