Roma, 18 set. - (AdnKronos) - Bere bio piace sempre di più soprattutto all'estero dove i vini italiani biologici rappresentano il 7% del valore dell’intero paniere di prodotti agroalimentari organici esportati. E' quanto emerge da un'indagine curata da Nomisma e promossa dall'Ice.
Il vino made in Italy da agricoltura biologica conquista soprattutto i mercati comunitari (a cui è destinato il 59% del nostro export). Guidano Germania, Svezia e altri Paesi Scandinavi e Regno Unito. "Ma forte -sottolinea Silvia Zucconi, coordinatore agricoltura e industria alimentare Nomisma - è anche l’importanza dei mercati terzi (che pesano per il 41% per il vino a fronte del 18% per il totale paniere bio) con Giappone e Stati Uniti in primis" dove il vino biologico di importazione riscuote ampi riconoscimenti rispetto ai vini non biologici. Negli Usa, per esempio, "il prezzo medio all’import dei vini bio - rileva Zucconi - è superiore del 14% rispetto a quelli convenzionali".
Un trend che stimola la viticoltura italiana a puntare sempre di più sul biologico con gli ettari di vigna bio che continuano ad aumentare di anno in anno rispetto alle superfici dei vigneti tradizionali. Nel 2014 oltre 72mila ettari di superfici vitate (il 10,5% di quelle totali) erano biologiche, una crescita di quasi 4500 ettari rispetto all'anno precedente e più del doppio rispetto a 10 anni fa. Per un totale di circa 1.300 cantine biologiche certificate che producono circa 5 milioni di quintali di uva organica.
In vetta alle regioni italiane per investimento sul vino bio c'è la Sicilia dove quasi un quarto dei vigneti (24,4%) sono biologici, seguita da Marche (21,6%), Calabria (20,5%) e Basilicata (17,6%).
Ma bere bio piace sempre di più anche agli italiani, registrando un'impennata clamorosa negli ultimi due anni. I consumatori di vino biologico sono passati infatti - secondo lo studio di Nomisma - dal 2% del 2013 al 16,8% del 2015.