Ecologia

Spreco alimentare: che cosa si fa in altri Paesi e online

In UK apre un supermercato dove si vende solo merce scaduta o prossima alla scadenza: a stabilire il prezzo sono i clienti.

In Italia alcuni supermercati già lo fanno: vendono gli alimenti vicini alla scadenza con sconti anche del 50%. Quanto cibo eviteremmo di sprecare se potessimo essere noi a decidere quanto pagare per il cibo in scadenza, oppure, semplicemente, non pagare nulla?

Per scoprirlo basta fare un salto a Pudsey (GB), dove ha aperto il primo supermercato antispreco: la merce sugli scaffali proviene da donazioni di supermercati come Sainsbury, Morrisons e Ocado, ma anche da orti, banche del cibo, ristoranti, caffè, e persino da fotografi di alimenti. È (quasi) tutto cibo prossimo alla scadenza o già scaduto con l’etichetta che riporta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il...”.

Per far sì che nulla vada sprecato, the real junk food project, l’organizzazione che gestisce il progetto, ha stabilito che ognuno può pagare gli alimenti quanto ritiene giusto. Non solo: si può fare la spesa e ricambiare con ore di volontariato oppure anche semplicemente prendere quel che serve senza sborsare un centesimo.

Questa politica di prezzi flessibili da un lato risolve il problema dello spreco di cibo, in un Paese dove - secondo le statistiche - finiscono nella pattumiera circa sette milioni di tonnellate di cibo ogni anno, e dall’altro rende un servizio alla comunità.

Non c’è bisogno di avere un basso reddito per approfittarne: il sistema è aperto a tutti. Lo scopo del progetto - si legge sul sito - è infatti soprattutto dimostrare il valore e la sicurezza dei cibi che spesso finiscono in pattumiera:

"i cosiddetti rifiuti alimentari sono spesso ancora
idonei al consumo umano"

L’idea ricorda quella del People Supermarket di Londra, dove gli alimenti prossimi alla scadenza di Legge non solo costano meno, ma forniscono anche il pretesto ai cuochi per preparare piatti nuovi ogni giorno a prezzi più accessibili della media londinese. Sulla stessa lunghezza d'onda sono anche alcuni supermercati italiani, per esempio qualche punto vendita Carrefour, ma si tratta ancora di iniziative senza enfasi pubblicitaria e senza interventi d'autore, come potrebbero essere i grandi cuochi così spesso invece impegnati sul piccolo schermo.

Prevede invece il contributo di chef stellati il Refettorio Ambrosiano, un progetto parallelo a Expo nato da un'idea di Massimo Bottura e con il contributo di Caritas negli spazi dell'ex Teatro Greco a Milano, che con le eccedenze alimentari cucina 90 pasti al giorno per i più bisognosi. Ora che Expo è finita, gli ingredienti da cui partire provengono dalle merci invendute di Ipercoop e di altri supermercati.

Che il cibo scaduto possa essere ancora consumato non lo pensano solo gli inglesi: a marzo in Danimarca ha aperto WeFood, la prima catena di supermercati sui cui scaffali si trovano solo ed esclusivamente alimenti scaduti o ammaccati. Tutta merce che proviene da altri supermercati del Paese e che viene venduta tra il 30 e il 50 per cento in meno rispetto ai prezzi di etichetta. Ma più che risparmiare è "non sprecare" il nuovo mantra dell’alimentazione consapevole.

11 ottobre 2016 Eugenio Spagnuolo
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