Ecologia

Il ruolo della politica nella lotta ai cambiamenti climatici

Si può vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici? Secondo gli esperti di Focus riuniti a Caserta sì: le tecnologie e gli strumenti ci sono. Ma occorre fare pressione sul mondo politico ed economico.

Panorama d’Italia, il live show di Panorama giunto ormai alla quarta edizione, fa tappa a Caserta. E dalle aule dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli gli esperti di Focus si confrontano su inquinamento, cambiamenti climatici e ruolo dell’uomo.

L’incontro è stato moderato dal Direttore di Focus Jacopo Loredan, che ha ospitato sul palco Ilaria Baneschi (ricercatrice in geochimica ambientale e paleoclimatologia presso IGG-CNR sede di Pisa), Luigi de Rocchi (responsabile divisione studi e ricerche presso Cobat), Daniele Mocio (tenente colonnello dell’Aeronautica Militare), Paolo Vincenzo Pedone (direttore del dipartimento di Scienze e tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche, Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli).

Non solo scienza. Il prof Pedone ha spiegato il ruolo del suo Dipartimento, che collabora con diversi istituti a livello internazionale per lo studio del clima: dalla progressiva desertificazione dell’Africa ai cambiamenti climatici che colpiscono le zone più fredde del pianeta.

Pedone ha sottolineato come il cambiamento climatico sia un problema scientifico ma anche economico sociale. Le soluzioni ci sono? Secondo il professore sì, a patto di ragionare in ottica globale e non solo nazionale, e su orizzonti temporali di 20 o 30 anni e non di breve periodo.

La chiave? La presa di coscienza da parte nostra, perchè nostro è il compito di far pressione sulla politica.

La sentinella del clima. Ilaria Baneschi ha spiegato perchè l’attenzione dei climatologi sia così concentrata sull’Artico: questa zona del pianeta è infatti la sentinella del cambiamento in atto e il precursore di ciò che accadrà nei prossimi anni alle medie latitudini, cioè le nostre.

Negli ultimi 10 anni l’inverno artico si è riscaldato di 3,4°C, un aumento di temperatura importante che sta cambiando un intero ecosistema e mettendo in crisi diverse specie. Lo scioglimento dei ghiacci per esempio, sta rendendo difficile per gli orsi bianchi andare a caccia di foche, e per questo molti esemplari sono denutriti e hanno difficoltà ad allevare i cuccioli.

Il riscaldamento ha modificato le correnti a getto artiche: la conseguenza sono inverni più freddi al nord e una maggior frequenza di eventi estremi nelle zone temperate.

Si può fare. Una ventata d’ottimismo arriva da Luigi de Rocchi (guarda anche l'intervista a fine pagina), che spiega come a livello legislativo si stia lavorando per la promozione dell’economia circolare, un’economia cioè dove gli oggetti siano progettati per il riuso e per il riciclo, siano riparabili a costi accettabili e abbiano un fine vita studiato per impattare il meno possibile sull’ambiente.

“Ma il passaggio a questa nuova economia”, avverte l’esperto, “non sarà indolore”. Fortunatamente alcune aziende l’hanno capito, e grazie a investimenti lungimiranti, negli ultimi anni, sono per esempio riuscite ad abbassare il costo dell’energia rinnovabile rendendolo competitivo con quello delle fonti tradizionali.

Il tempo che fa. L’incontro è stato chiuso dal Ten. Col. Mocio, che ha spiegato i meccanismi di formazione degli eventi meteorologici nel bacino del Mediterraneo, soffermandosi sulle abbondanti piogge che negli ultimi giorni hanno investito l’Italia.

Mocio ha spiegato come il clima sia determinato dalle differenze di temperatura tra le masse d’aria che si scontrano: l’estate calda ha surriscaldato il mare, e le prime correnti fredde hanno scatenato precipitazioni importanti.

L'intervista a Luigi De Rocchi (Cobat) sulle batterie

10 novembre 2017 Rebecca Mantovani
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