In teoria il petrolio si forma ancora perché i processi geochimici che da centinaia di milioni di anni lo generano continuano là dove l’ambiente è adatto: lagune, estuari di fiumi, bacini marini poveri di ossigeno, scarpate continentali. Qui le sostanze organiche (resti animali e vegetali) contenenti carbonio possono accumularsi strato dopo strato senza essere disperse dagli agenti atmosferici. È però necessario che il bacino, per cause geologiche, sprofondi o venga ricoperto da altri strati, diventando una roccia madre. Solo in queste condizioni , e a seconda della situazione climatica esistente possono formarsi carbone, metano o petrolio. Per esempio, se la temperatura è alta, per il petrolio bastano alcuni milioni di anni, se è bassa, occorrono almeno 100 milioni di anni. A secondo degli eventi geologici, la roccia madre può restare là dove si è formata o trasmigrare altrove, magari diventando una terra emersa. Si calcola che solo l’uno per cento del carbonio originario contenuto nelle sostanze organiche partecipi alla formazione di idrocarburi. Il petrolio più giovane che si estrae oggi si è formato tra 1 e 12 milioni di anni fa, il più vecchio tra 200 e 500 milioni di anni fa.