Ecologia

Il ghiacciaio della Marmolada continua a ritirarsi

Le misurazioni confermano i timori: il ghiacciaio della Marmolada, il più esteso delle Dolomiti, continua ad arretrare a causa di inquinamento e cambiamenti climatici.

È un sorvegliato speciale da parecchio tempo, e le misurazioni più recenti condotte dall'Università di Padova confermano una tendenza che è comune a vari ghiacciai europei: il ghiacciaio della Marmolada continua a ritirarsi, e rispetto allo scorso anno è arretrato di oltre sei metri. «La candida apparenza dovuta a precoci nevicate tardo-estive e un'annata tra le più nevose degli ultimi trent'anni potrebbero trarre in inganno», afferma Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni per il Comitato Glaciologico Italiano, accennando a un biancore fuorviante comune anche alla lontana Groenlandia, dove l'accumulo superficiale di neve non compensa le perdite di ghiaccio.

Scioglimento dei ghiacciai nel mondo
Tra il 1994 e il 2017 il mondo ha perso ventottomila miliardi di tonnellate di ghiacci. © Cryosphere Discussions | Statista

Il male comune. Anche i Pirenei si trovano in una situazione simile, con una perdita di massa di oltre un quinto in quasi dieci anni. Gli scienziati che hanno condotto le misurazioni sulla catena franco-spagnola incolpano i cambiamenti climatici, in particolare l'aumento della temperatura media di 1,5 °C nella regione pirenaica dal XIX secolo a oggi. «Ciò che stiamo vedendo qui è un preavviso di ciò che accadrà in altre montagne, come le Alpi», spiega Jesús Revuelto, uno degli autori: «quei ghiacciai hanno più massa, ma non resisteranno per sempre.»

Gavette e mascherine. Le misurazioni del ghiacciaio della Marmolada, che scende a valle sulla parte settentrionale del picco più alto delle Dolomiti (3.343 metri), sono state condotte utilizzando tecnologie all'avanguardia che consentono di esplorare l'interno stesso del ghiacciaio, misurandone i volumi. Inutile negarlo, la situazione è seria, ma mentre da un lato c'è chi prova a salvaguardare parte dei ghiacci coprendoli con appositi teli durante la stagione calda (soluzione, comunque, la cui efficacia è ancora tutta da dimostrare), dall'altra i rifiuti che emergono testimoniano una diffusa e costante indifferenza al destino del ghiacciaio: «Tra le rocce si trovano residui delle guerre e di vecchie infrastrutture, ma anche mascherine anti-covid perse da escursionisti e sciatori e microplastiche rilasciate dallo sfregamento degli indumenti tecnici di chi visita il ghiacciaio», conclude Alberto Lanzavecchia (Università di Padova). Un inquinamento diffuso che riduce la capacità del ghiaccio di riflettere la radiazione solare, e di conseguenza ne accelera lo scioglimento.

12 settembre 2021 Chiara Guzzonato
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