Roma, 26 nov. - (AdnKronos) - Il 79% degli italiani, contro il 66% del 2014, si dichiara disposto a sostenere maggiori costi, pur di acquistare prodotti o servizi con un minor grado di impatto ecologico e il 69% è ottimista in merito agli effetti della Conferenza di Parigi. Questi sono alcuni degli spunti emersi dalla ricerca, realizzata da Lorien Consulting e dalla Nuova Ecologia, presentata oggi nella giornata conclusiva dell’ottava edizione del Forum QualEnergia?, organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club in partenariato con Cobat.
Il sondaggio, che si inserisce nell’ambito dell’Ecobarometro, osservatorio sull’opinione pubblica costruito dalla Società di ricerche di mercato e dal mensile di Legambiente, è incentrato quest’anno sui valori e sulle criticità percepite come cruciali dal campione intervistato, rappresentativo della popolazione, in vista della prossima Conferenza sul clima di Parigi.
Dalla ricerca emerge che gli italiani si sentono sopraffatti da sentimenti di rabbia, paura e tristezza in un clima di incertezza che il mondo sta affrontando e, se fino a due mesi fa la principale preoccupazione, dopo la disoccupazione (67%), era l’emergenza immigrati (66%), oggi prendono il sopravvento la guerra e il terrorismo internazionale (47%).
I cambiamenti climatici sono ritenuti un problema profondamente impattante nella quotidianità, per cui si è e disposti a fare sacrifici in prima persona: il 79% del campione è, dunque, disposto a spendere di più per prodotti e servizi green ed è pronto a impegnarsi discretamente per ottenere un vantaggio in termini di qualità ambientale (con un punteggio medio di 7 su una scala da 1 a 10).
Il 79% degli intervistati si dichiara più consapevole, complice anche la crisi finanziaria ed economica che ha portato ad assumere comportamenti sempre più sostenibili. Un nuovo e inaspettato complice, inoltre, è Papa Francesco che per un italiano su due, grazie anche alla sua enciclica ‘Laudato sii’, influirà effettivamente sul modo di affrontare le tematiche ambientali che, tra qualche settimana, saranno il fulcro dell’importante Cop21 di Parigi.
Gli avvenimenti accaduti recentemente hanno senz’altro contribuito ad aumentare l’attenzione anche nei confronti della Conferenza di Parigi, portando il livello di conoscenza al 38% (contro il 29% rilevato a ottobre). Il 69% degli italiani si sente ottimista sugli effetti della Cop21 che inciderà tanto sulle azioni dei singoli Paesi quanto sui comportamenti dei cittadini.
Ma costituirà davvero un successo per la lotta ai cambiamenti climatici? Per il 54% sì, sebbene solamente il 2% ne sia davvero certo. E tra i 130 Capi di Stato che discuteranno per trovare un accordo sul taglio delle emissioni, coloro che avranno una maggiore influenza sono gli Stati Uniti in primis (per il 47% del campione), seguiti con grande distanza da Unione Europea (23%) e Cina (12%).
Eppure la lotta ai cambiamenti climatici deve essere prioritaria per la qualità della vita delle generazioni future (85% in accordo), con particolare attenzione ai seguenti primi tre ambiti specifici: riduzione del traffico motorizzato (che fino all’anno scorso era al quarto posto), riduzione del traffico di merci su gomma, riconversione della produzione di energia elettrica in rinnovabili (sceso dal primo posto del 2014). Tra i vantaggi che possono scaturire dal contrasto alle emissioni per la lotta ai cambiamenti climatici, per metà del campione c’è anche quello economico, particolarmente importante in questo periodo di lunga crisi.
Gli italiani dunque si danno da fare per la riduzione delle emissioni, sia concretamente che idealmente; e per questo motivo si aspettano da parte del Governo azioni diverse rispetto a quelle già adottate (solo il 43% di queste sono state definite dal campione realmente efficaci). Un esempio per tutti, la scelta di favorire le trivellazioni nel sud e nel Mediterraneo: solo per il 37% è una decisione compatibile con l'obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici.