L'origine delle specie è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di Charles Darwin pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo).
Riforestazione e gas serra. Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su The Conversation Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano che L'origine delle specie custodisce un passaggio relativo a boschi e foreste che, riletto oggi, ci suggerisce una cosa importante: c'è un modo diverso, e più efficace, di approcciarsi alla riforestazione nel tentativo di contrastare il rilascio di gas serra in atmosfera.
Il passaggio in questione si trova nel quarto capitolo di L'origine delle specie, ed è un'osservazione sulle piante che in sintesi si può riassumere così: tante specie diverse che vivono insieme crescono meglio e più sane di una singola specie. Un ragionamento che si applica a qualsiasi scala, e quindi anche a boschi e foreste: secondo Darwin, un bosco "monoalbero" è più fragile di uno composto da tante specie diverse. MacKenzie e Foyer spiegano che, per quanto possa sembrare assurdo, le attuali politiche di riforestazione non hanno mai davvero tenuto conto di questo ragionamento, e tendono a puntare piuttosto sulle monocolture.
Diversità e diverse età. Non solo: secondo Darwin anche una certa varietà nell'età delle piante è un fattore importante, mentre oggi la regola è quella di ripiantare alberi sempre della stessa età. Si tratta quindi di compiere un vero e proprio cambio di paradigma secondo le indicazioni del naturalista inglese: è quello che si propone di fare la Association of Applied Biologists che sta lavorando in questa direzione insieme all'università di Birmingham e a una serie di governi locali (Australia, Canada, Germania, Italia, Nigeria, Pakistan, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti).
L'intuizione di Darwin non era ovviamente basata sul suo sesto senso: ci sono ragioni scientifiche dietro alle differenze di condizione tra foreste multispecie e foreste monospecie. Nelle prime, per esempio, c'è relativamente meno competizione per le risorse, perché ogni specie occupa la sua nicchia e recupera nutrienti ed energia da fonti diverse.
Questo significa che gli alberi crescono di più, e possono dunque immagazzinare più CO2 nei loro tronchi e rami.
Foreste più sane e più resilienti. Inoltre, avere tante specie diverse significa ridurre la possibilità che batteri e parassiti facciano danni irreversibili, perché ogni patogeno ha il suo bersaglio privilegiato. Secondo MacKenzie e Foyer, le foreste ripiantate tenendo conto delle indicazioni di Darwin crescono da due a quattro volte di più rispetto a quelle monospecifiche: tutte le nostre future strategie di riforestazione dovrebbero tenerne conto.