Roma, 14 gen. - (AdnKronos) - Geologi a rischio estinzione in Italia e alla prossima alluvione, al prossimo terremoto o alla prossima frana, potrebbero non essercene più e dovremo importarli dall'estero. A lanciare l'allarme sono i geologi stessi che puntano il dito contro la riforma Gelmini, a causa della quale stanno sopravvivendo solo otto Dipartimenti di Scienze della Terra dei 34 prima distribuiti in tutte le regioni, dei quali "sopravvissuto" in Emilia Romagna e gli accorpamenti sono stati "fatti a casaccio".
"Nel Paese del dissesto idrogeologico e del rischio sismico e vulcanico, si assiste, nell'indifferenza generale, alla scomparsa di una disciplina - dichiara Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che sottolinea: "Le Scienze della Terra in ambito universitario sono state messe in drammatica difficoltà dalla cosiddetta riforma Gelmini che ha posto rigidi vincoli numerici per la costituzione dei dipartimenti universitari”.
A causa degli accorpamenti, "i geologi oggi si trovano insieme, a seconda dell'ateneo, a biologi, botanici, fisici, chimici, matematici, ingegneri, forestali, e la lista potrebbe proseguire - continua Graziano - Per fare un Dipartimento universitario, senza alcun logico motivo, ci vogliono 40 professori e ricercatori della stessa disciplina. Ma le Scienze della Terra sono un'area disciplinare piccola e, in tutta Italia, i docenti del settore sono meno di un migliaio e in costante diminuzione”.
Scomparsi o accorpati dipartimenti storici e prestigiosi, come quello di Bologna. In tutta la Regione Emilia-Romagna, con quattro atenei statali, "nessun Dipartimento di Scienze della Terra è sopravvissuto al terremoto, quello della legge, non quello vero", continua Graziano.
Un gruppo di parlamentari ha depositato un progetto di legge per allentare i vincoli numerologici della Legge Gelmini e consentire la costituzione di Dipartimenti omogenei per settori disciplinari piccoli, come le Scienze della Terra. Il progetto di legge è all'esame della Commissione Cultura della Camera e ha incontrato il sostegno di importanti istituzioni, della comunità scientifica e accademica.
"Però tutto questo non basta - conclude Graziano - La burocrazia del ministero dell'Istruzione Università e Ricerca pare non tollerare il benché piccolo rimedio agli errori del passato".