La prossima volta che passeggiate in campagna, fermatevi e guardatevi in giro; lo vedete quello sparuto gruppetto di alberi? Ecco, ringraziatelo, perché i boschetti sono uno degli alleati più preziosi nella lotta ai cambiamenti climatici. L'ha scoperto un team della Stockholm University, che per la prima volta ha studiato l'impatto ambientale della presenza di piccoli boschi – che spesso non sono altro che quello che resta di un'immensa foresta – nelle zone agricole dell'Europa temperata, dalla Francia alla Svezia passando per la Germania, e ha scoperto che la loro presenza porta immensi benefici all'ambiente (e a chi abita nell'area).
Vita al confine. Il motivo si spiega facilmente: questi boschetti sono aree di frontiera, esposte da tutti i lati all'influenza degli ecosistemi circostanti. Ai loro confini, per esempio, che sono sempre illuminati dal sole e ricevono un influsso di nutrienti dalle zone agricole, crescono più facilmente le piante tipiche di queste zone di passaggio, dai cespugli di more alle querce; la loro presenza attira i mammiferi erbivori (per esempio i caprioli), che a loro volta si portano dietro i propri predatori. Non solo: i boschetti sono ideali per questi animali perché hanno un clima più secco rispetto alle grandi foreste, e sono dunque ambienti poco adatti alle zecche (e alle malattie che trasportano).
Serbatoi di CO2. C'è poi una ragione ambientale: come in tutte le zone di confine, nei boschetti l'attività biologica del suolo è particolarmente alta, il che li rende ottimi serbatoi di CO2, assorbita più facilmente rispetto a quanto succede, per esempio, nel mezzo di una foresta – in altre parole, la capacità di cattura dell'anidride carbonica di un boschetto in mezzo ai campi è più alta, per unità di superficie, rispetto a quella dei suoi "fratelli maggiori". Secondo Alicia Valdés, prima autrice dello studio, i risultati dimostrano che "preservare le foreste è importante, ma lo stesso vale per i boschetti, per i quali dovremo inventare strumenti di conservazione ad hoc".