Il livello degli oceani della Terra cresce a un ritmo del 50 per cento superiore a quello medio registrato nel 1993, e dai ghiacciai della Groenlandia arriva il 25 per cento circa dell’acqua che contribuisce a questo allarmante incremento: nel '93, l’apporto dei ghiacciai groenlandesi era stimato attorno al 5 per cento.
I risultati dello studio pubblicato su Nature Climate Change (sommario, in inglese) sono considerati molto seriamente dai ricercatori, anche perché l’aumento del livello dei mari colpisce aree del pianeta densamente popolate - oltre al fatto che il problema è amplificato dell’abbassamento di molte zone costiere, causate anche dallo svuotamento delle falde di acqua dolce per via dei prelievi e delle prolungate siccità.
Peter Wadhams (Università di Oxford) ha commentato la ricerca con un invito all'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) affinché riveda alcuni dei suoi "scenari": «L'IPCC ha sempre fatto proiezioni molto conservative sull’aumento del livello dei mari, proiettandole a fine secolo. I nuovi dati suggeriscono che le stime debbano essere riviste. In aggiunta a quanto riportato nello studio bisogna tenere conto del fatto che anche dall’Antartide arrivano segnali preoccupanti sulla fusione dei ghiacci».
Una crescita palpabile. Utilizzando le serie di dati satellitari si è potuto stabilire che mentre una ventina di anni fa il livello dei mari cresceva a un ritmo di 2,2 millimetri all’anno, oggi la crescita è dell’ordine dei 3,3 millimetri annui. L'aspetto ancora più inquietante è che, in quel periodo, l'espansione di volume dei mari (causata dall'eccessivo riscaldamento) contribuiva ai 2,2 millimetri per circa il 50 per cento, oggi l'aumento di volume contribuisce solo per il 30 per cento: ciò significa che è diventato sempre più importante l’apporto di acqua.
La Groenlandia è ricoperta da una coltre di ghiaccio che, se fondesse del tutto, porterebbe a una catastrofe (per noi): il perché succede e la progressione del fenomeno sono oggetto di dibattito. Per quanto riguarda la Groenlandia, c'è chi sostiene che lo scioglimento è in parte sostenuto dal calore che viene dalle profondità della crosta terrestre, perché l'area è interessata da una risalita di magma che fa parte dello stesso “duomo” di lave che hanno originato l’Islanda.
Questo naturalmente non spiega i fenomeni di scioglimento che avvengono in altre parti del mondo e in Antartide, ma potrebbe essere una parte della risposta.
Un metro in più entro fine secolo. D'altra parte, ci sono scienziati come Brian Hoskins (Imperial College di Londra) che leggono i nuovi dati come ulteriore campanello d’allarme: «L’innalzamento del livello dei mari», afferma, «continuerà per molti secoli anche se si dovesse fermare il riscaldamento della Terra, ed è perciò ancora più importante il rispetto dei limiti più restrittivi della COP21».
"Se tutto va bene", sembrano dire molti scienziati, dobbiamo aspettarci un innalzamento dei mari di almeno un metro entro fine secolo.