Rimini, 8 nov. (AdnKronos) - La green economy italiana è prima in Europa, con vere e proprie eccellenze che, adeguatamente promosse, potrebbero attivare investimenti e nuova occupazione. È quanto emerge dalla relazione sullo stato della green economy, “L’Italia in Europa e nel mondo”, presentata in occasione della quinta edizione degli Stati Generali della Green Economy che si svolgono, come ogni anno, nell'ambito di Ecomondo a Rimini Fiera.
Analizzando otto tematiche strategiche (emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sostenibile), con 16 indicatori chiave, e mettendo a confronto l’Italia con Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, emerge che la green economy italiana, anche se non priva di debolezze, nel complesso si colloca al primo posto, con rilevanti possibilità di sviluppo.
In un “medagliere” virtuale fra le cinque economie europee, l'Italia conquista ben 4 primi posti (quota di rinnovabili, riciclo dei rifiuti speciali, emissioni pro-capite nei trasporti e nei prodotti agroalimentari di qualità certificata), 3 secondi posti (efficienza energetica, nella produttività delle risorse e nell’agricoltura biologica), 5 terzi posti (riduzione dei gas serra dal 1990, riciclo dei rifiuti urbani, ecoinnovazione, estensione dei siti naturali tutelati, rapporto tra ferrovia e strada nel traffico merci terrestre).
E ancora: 3 quarti posti (miglioramento dell’efficienza energetica negli ultimi dieci anni, crescita delle rinnovabili negli ultimi tre anni e consumo di suolo) e un solo quinto posto, nella crescita dei gas serra nel 2015, dato che desta preoccupazioni per il futuro e richiede misure di correzione, anche in vista dei maggiori impegni previsti dall’attuazione dell’Accordo di Parigi.
Insomma, la nostra green economy viaggia a gonfie vele ma è poco valorizzata. La Relazione, infatti, analizza anche la percezione della green economy italiana a livello internazionale, con una valutazione comparata tra 80 Paesi nel mondo (studio realizzato dal centro di ricerca "Dual Citizen" di Washington DC).
Ad emergere è il basso livello della percezione della green economy italiana a livello internazionale, che ci vede al 29esimo posto (addirittura al 68esimo per leadership e cambiamento climatico, contro una performance che colloca l’Italia al 32esimo posto della classifica mondiale). Come a dire che il potenziale green del Paese è buono, ma la sua valorizzazione molto scarsa.
L’Italia è l’unico grande Paese europeo che ha una percezione di gran lunga peggiore delle sue performance (al contrario delle Germania che ha invece una percezione green superiore alle sue performance, come ad esempio nella leadership e cambiamento climatico dove è 36esimo per performance e primo nella percezione).
"Le eccellenze italiane nel campo della green economy - spiega Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile - restano più forti delle difficoltà che pure non mancano: sostenere le eccellenze e recuperare le difficoltà è una via percorribile di rilancio economico che in Italia non ha uguali. Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy".