Roma, 25 lug. - (AdnKronos) - Riflettori accesi sulla qualità delle acque dei laghi italiani: su 101 punti monitorati, 39 sono risultati fortemente inquinati, 12 inquinati e i restanti entro i limiti di legge. Il 50% dei campioni ha presentato, dunque, valori superiori di batteri fecali rispetto a quelli consentiti dalla normativa in vigore, colpa di depuratori mal funzionati o reflui fognari che illegalmente confluiscono in fossi, canali o direttamente nei laghi.
Sono i risultati dell'edizione 2016 di Goletta dei Laghi, campagna di Legambiente realizzata in collaborazione con il Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont. In tutto, sono stati 12 i laghi monitorati (Sebino, Lario, Verbano, Ceresio, Benaco, Caterno, Albano, Bracciano, Bolsena, Vico, Trasimeno e Piediluco), 101 i punti campionati, 6 le regioni coinvolte.
I parametri indagati hanno riguardato la ricerca di batteri di origine fecale con le metodologie indicate dal Decreto del Ministero della Salute del 30 marzo 2010. Vengono presi in esame foci dei fiumi, torrenti, scarichi e piccoli canali che si trovano lungo le rive dei laghi. Obiettivo: individuare e denunciare gli scarichi non depurati che minacciano l’ecosistema lacustre.
“Ad oggi, circa il 60% delle acque lacustri si trova in uno stato di qualità insufficiente rispetto ai traguardi preposti dalle direttive europee e un italiano su quattro non è servito da adeguata depurazione – sottolinea Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – I ritardi in questo settore dal 1 gennaio 2016 costano all’Italia circa 500 milioni di euro all’anno per le due sentenze di condanna stabilite dall’Europa negli anni scorsi. Una situazione confermata anche dai nostri dati".
Quest'anno poi, Goletta ha avviato anche il primo monitoraggio delle microplastiche nei laghi, impegnando i tecnici in 55 ore di navigazione, per un totale di 108 km percorsi e 100 campioni d’acqua superficiale raccolti, grazie alla collaborazione scientifica dell'Università Ca' Foscari di Venezia e di Enea e il supporto di Arpa Umbria. I tecnici analizzeranno i campioni raccolti per realizzare il primo studio sullo stato d'inquinamento dei laghi italiani per quanto riguarda questa tipologia di sostanze. I risultati saranno presentati nel prossimo autunno.
Dai monitoraggi effettuati da Legambiente negli anni in mare e come conferma la comunità scientifica internazionale, la plastica rappresenta tra l'80 e il 90% dei rifiuti dispersi in ambiente marino e costiero.