L'organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite sta lavorando per verificare un possibile record di temperatura raggiunto qualche giorno fa in una città della Siberia. Sabato 20 giugno, il termometro a Verkoyansk ha toccato i 38 °C, il valore più alto misurato in oltre un secolo di rilevazioni nella zona. A maggio 2020, in alcune zone della Siberia le temperature hanno superato le medie stagionali di 10 °C; la fusione del permafrost dovuta al caldo estremo sarebbe all'origine della catastrofica perdita di diesel vicino a Norilsk, nell'Artico siberiano, mentre gli incendi che già lo scorso agosto imperversavano nella regione sono tornati, ma cominciando prima del solito e portandosi via migliaia di ettari di foresta.
più cause. Secondo i metereologi una combinazione di fattori - un sistema di alta pressione in un cielo senza nuvole e con il Sole alto, giornate estremamente lunghe e notti corte e molto calde - avrebbe contribuito a questa nuova ondata di calore. Durante le molte ore di luce dell'estate artica il suolo si scalda intensamente, e le notti brevi e calde non fanno in tempo a raffreddare l'aria, che continua a riscaldarsi per giorni.
La Siberia è nota per gli estremi climatici, sia nei mesi estivi sia in quelli invernali. Non è inusuale in questa stagione registrare temperature attorno ai 30 °C, ma nei 10 °C in più degli ultimi giorni e nelle conseguenze sul paesaggio artico, gli esperti vedono una tendenza riconducibile al riscaldamento globale.
Un circolo vizioso. Le ondate di calore accelerano la fusione del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato che rilascia in atmosfera il metano accumulato in secoli di decomposizione di materiale organico. Questo gas reca un effetto serra 28 volte più potente di quello della CO2, e una volta in atmosfera circola per l'intero pianeta, contribuendo a sua volta al riscaldamento globale.
Tutto questo ha conseguenze anche sul clima di Europa e Stati Uniti. Durante l'estate, il caldo inusuale riduce le differenze di temperatura e di pressione tra l'Artico e le latitudini inferiori più densamente abitate. Il fenomeno sembra indebolire le correnti a getto, i flussi d'aria di forte intensità che si formano nella parte più bassa dell'atmosfera terrestre, e creare situazioni di stallo che costringono i sistemi meteorologici come quelli che portano un caldo estremo, o piogge persistenti, a rimanere "parcheggiati" su uno stesso luogo per diversi giorni.