Da una parte lo spreco di cibo, dall'altra le carestie e la mancanza di beni di prima necessità che affamano 870 milioni di persone nel mondo. È la situazione paradossale fotografata dall'ultimo report globale sull'alimentazione, lo State of Food Insecurity in the World 2012 (SOFI), realizzato dalla FAO, dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e dal Programma Alimentare Mondiale (WFP). Oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione organizzata dalla Fao per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della fame e della malnutrizione nel mondo, ve ne proponiamo una sintesi.
Quasi 870 milioni di persone (uno su 8) hanno sofferto di denutrizione cronica tra il 2010 e il 2012. La fetta più larga di questa popolazione (852 milioni) vive nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, mentre la restante parte risiede nei paesi industrializzati. E poiché la popolazione delle nazioni più povere è spesso anche molto giovane, la stessa, ingiusta sorte si abbatte anche sui bambini: sono più di 100 milioni quelli sotto i cinque anni gravemente denutriti e la malnutrizione è la principale causa di morte per 2,5 milioni di bambini ogni anno, denunciano i vertici delle organizzazioni internazionali.
La costruzione di un'economia alimentare più equa passa anche attraverso la lotta allo spreco di cibo: un terzo del cibo prodotto nel mondo va sprecato durante la catena di lavorazione o a livello domestico. Scopri in quale paese si spende di più per il cibo, perché si consiglia di non ricongelare gli alimenti e 10 trucchi per contenere la spesa in tempi di crisi.
Se l'Asia detiene il triste primato per il maggior numero di affamati, è l'Africa a registrare il trend di crescita di denutriti più preoccupante. Grazie al miglioramento delle condizioni economiche di molti paesi asiatici, la percentuale di denutriti in Oriente è diminuita del 30% passando da 739 milioni a 563 milioni. Si sono registrati progressi in questo senso anche in America Latina e nei Paesi Caraibici dove il numero di persone che soffrono la fame è sceso dai 65 milioni del 1990-1992 ai 49 milioni del 2010-2012. Ma nell'ultimo periodo il processo di miglioramento è rallentato. In Africa, al contrario, il numero di persone denutrite è aumentato di circa 20 milioni di persone negli ultimi 4 anni e si attesta ora sui 239 milioni di africani che soffrono la fame, uno su quattro. Anche nei paesi industrializzati il numero di persone affette da malnutrizione è cresciuto dai 13 milioni del 2004-2006 ai 16 milioni del 2010-2012.
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Su questi numeri non grava soltanto l'effetto della crisi - che pure è più blando di quanto si temesse - quanto un difetto di stime degli scorsi report. Il nuovo rapporto tiene conto di informazioni aggiornate su popolazione, riserve di cibo mondiali, sprechi di cibo, e dose giornaliera di calorie necessarie a ciascuno, tracciando una panoramica più precisa della situazione reale. Le nuove stime indicano che il numero globale di persone che soffrono la fame è sceso di 132 milioni negli ultimi 20 anni passando dal 18,6% al 12,5% della popolazione mondiale. L'Obiettivo di Sviluppo del Millennio - che prevede di dimezzare il numero di malnutriti entro il 2015 - si attesterebbe intorno all'11,6%. Una percentuale ancora raggiungibile a patto di investire in tutte le politiche necessarie.
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La maggior parte dei poveri vive di attività legate all'agricoltura: proprio sulle attività agricole, in particolare dei piccoli proprietari terrieri e delle cooperative agricole gestite da donne, è necessario investire, secondo gli esperti, per generare nuovi posti di lavoro e di conseguenza abbattere la fame. Ma lo sviluppo alimentare non passa soltanto attraverso l'aumento della quantità di cibo disponibile: maggiore attenzione va posta sulla qualità del cibo in termini di diversità, proprietà nutritive e sicurezza. La carenza di cibo infatti va di pari passo con problemi alimentari non meno insidiosi come la malnutrizione cronica e l'obesità.
Finora il legame tra crescita economica e migliore nutrizione è stato fragile, sottolinea il report.
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