I mari d'Europa hanno un problema di contaminazione chimica: vaste regioni delle acque salate del Vecchio continente risultano inquinate da metalli pesanti e sostanze sintetiche. Lo afferma, nella Giornata mondiale degli oceani, il rapporto Contaminants in Europe's seas dell'Agenzia europea dell'ambiente (EEA), il primo tentativo di analizzare nel dettaglio la contaminazione dei mari regionali d'Europa.
Il rapporto evidenzia che quello della contaminazione su larga scala è un problema rilevante, che interessa il 96% delle aree analizzate nel Mar Baltico e il 91% del Mar Nero, l'87% del Mediterraneo e il 75% dell'Atlantico nordorientale. La campagna di analisi è stata condotta su ampie porzioni del Baltico, del Mar Nero e dell'Atlantico, mentre in modo meno esteso per le acque profonde del Mediterraneo.
Produzione serrata. Il rapporto non nasconde che l'industria chimica sia un pilastro dell'economia moderna. Dal 1950 al 2000, la produzione di sostanze chimiche in uso nei più diversi settori industriali è aumentata di 57 volte, e si stima che sia destinata a raddoppiare ogni 25 anni, con un incremento del 3% all'anno - un valore superiore alla crescita della popolazione globale (0,77% l'anno).
Quali inquinanti? Alcune di queste sostanze destano preoccupazione per gli elevati livelli di tossicità e per la loro persistenza nell'ambiente. Parliamo, per esempio, dei polibromodifenileteri (PBDE), sostanze altamente persistenti e dai potenziali effetti cancerogeni, usati come ritardanti di fiamma; o dei composti organostannici (OTC) usati come biocidi nelle vernici antivegetative, ma anche per applicazioni industriali (per esempio la nautica) e in agricoltura: sono estremamente tossici per ogni forma di vita con cui entrino in contatto, dai batteri ai mammiferi (per approfondire: Quaderni ISPRA, I composti organostannici in ambiente marino e lagunare).
Sono inclusi nell'elenco anche metalli pesanti come il cadmio, contenuto nelle batterie, e il mercurio (dispositivi elettrici ed elettronici, dispositivi medici, base per prodotti chimici industriali e altro); i metalli contenuti nei fertilizzanti; gli idrocarburi policiclici aromatici liberati dalla combustione di combustibili fossili.
Veleni vecchi e nuovi. Oggi, l'uso di molte sostanze considerate "inquinanti industriali" è soggetto a restrizioni, tuttavia la loro capacità di resistenza nel tempo e di accumulo nell'ambiente e nella catena alimentare dovrebbe portare a una moratoria totale.
Rispetto ai valori registrati nel corso di precedenti campagne di analisi (meno organiche), i livelli di contaminazione sembrano in calo nelle quattro aree monitorate, eccezion fatta per un insetticida, il DDT (vietato in Italia dal 1978), che appare a livelli stabili nel Mar Mediterraneo.
I valori di contaminazione da cadmio e da mercurio sono in diminuzione, ma non abbastanza per gli obiettivi di sette progetti internazionali contro la contaminazione marina siglati per i mari europei, che non saranno rispettati entro il 2020-2021, come invece si sperava.
A questo rapporto ne seguiranno altri dell'agenzia europea, sulla salute dei mari, sul fenomeno dell'eutrofizzazione (la sovrabbondanza, nelle acque, di sostanze dall'effetto fertilizzante), la biodiversità marina, gli effetti della pressione umana e la salute delle aree marine protette.