Vita e mezzi di sussistenza è il tema scelto per celebrare la Giornata mondiale degli oceani (World Oceans Day), che si celebra ogni anno l'8 giugno, proprio nel giorno dell'Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, il vertice delle Nazioni Unite del 1992 che ha gettato le basi per lo sviluppo sostenibile.
La ricorrenza di quest'anno è particolarmente significativa, perché sancisce l'inizio del Decennio sulla scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile (2021-2030), un impegno ufficiale e di lunga durata proclamato dalle Nazioni Unite per interrompere il degrado degli oceani e per mettere in campo ogni soluzione scientifica e tecnologica disponibile per riconnettere la salute degli ecosistemi oceanici ai bisogni dell'uomo.
Un rapporto iniquo. Attualmente registriamo un'assenza di equilibrio e una bilancia che pende pericolosamente dalla nostra parte. Gli oceani producono - attraverso la fotosintesi operata dal fitoplancton - almeno la metà dell'ossigeno che respiriamo, e assorbono quasi il 30% dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo, contrastando gli effetti del riscaldamento globale. Ma gli oceani non sono solo i principali regolatori del clima e dell'atmosfera terrestre: sono anche la nostra principale riserva di proteine, con tre miliardi di persone che dipendono direttamente dalla loro biodiversità per il proprio sostentamento primario e 200 milioni di persone con un impiego connesso, più o meno direttamente, all'industria ittica.
Tuttavia le attività umane, come la pesca eccessiva, l'erosione degli habitat costieri e l'inquinamento atmosferico, chimico o da plastica, impattano pesantemente sulla salute di circa il 40% degli oceani globali. Attingiamo pesci e altri organismi marini a un ritmo e con metodi che non consentono la loro riproduzione; la pesca commerciale ha causato un declino del 90% dei grandi pesci predatori, e la metà delle barriere coralline è ormai andata distrutta per la temperatura eccessiva delle acque.
Aumentare la protezione. L'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14 dell'Agenda 2030 si ripropone di conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine. Con questo traguardo in mente, le organizzazioni impegnate nella tutela degli oceani chiedono di proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030 (con la campagna "30x30"). Sulla creazione di aree marine protette si potrebbe fare infatti molto di più.
Secondo un recente bilancio del Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), nell'ultimo decennio siamo riusciti a espandere lo status di parchi nazionali o aree naturali protette al 16,64% della superficie terrestre (quasi in linea con l'obiettivo prefissato, che era del 17%), ma soltanto al 7,74% degli oceani.
Le ragioni di questa lentezza sono legate soprattutto alle dimensioni sconfinate degli oceani, e alle dispute sulla protezione delle acque internazionali.