Occorrono vincoli legali più chiari e stringenti contro l'inquinamento da plastica: a chiederlo a gran voce non sono (solo) le organizzazioni ambientaliste, ma 160 compagnie finanziarie di tutto il mondo, che spronano i governi ad affrontare con maggiore impegno il tema della marea di plastica che soffoca il Pianeta. Il gruppo, che include alcuni dei maggiori investitori globali, ha ricordato con un comunicato l'urgenza dell'approvazione di un trattato legalmente vincolante che affronti il problema dei rifiuti di plastica, tema centrale della Giornata della Terra (Earth Day) di oggi, 22 aprile 2024.
Che cosa si chiede. Nella settimana appena cominciata si terrà ad Ottawa, in Canada, il penultimo ciclo di negoziati delle Nazioni Unite, l'INC-4, per un Trattato globale sull'inquinamento da plastica che si vorrebbe completare in bozza entro la fine del 2024. La speranza è che si arrivi a scrivere norme ambiziose che riguardino l'intero ciclo di vita della plastica, dalla progettazione alla produzione fino allo smaltimento e al riciclo. La posta in gioco comprende il divieto globale di prodotti in plastica dannosi e non necessari, la riduzione della produzione e l'aumento del riciclo dei prodotti in plastica, oltre a misure finanziare che sostengano questi interventi.
Usare meglio il denaro. In questo contesto arriva l'appello delle firme finanziarie, che sperano che norme più stringenti sull'inquinamento da plastica aiutino a orientare il settore privato, permettendo agli investitori di prendere decisioni informate su dove dirigere le risorse. In particolare il gruppo chiede che venga stabilito un obiettivo chiaro e valido per tutti, in maniera simile ai limiti fissati per altri trattati a tema ambientale, come l'Accordo sul Clima di Parigi.
Il settore finanziario ha un ruolo importante nel mitigare i rischi economici connessi all'inquinamento da plastica, e chiede che il trattato preveda che le aziende valutino e rendano noti rischi e opportunità del loro utilizzo della plastica, suggerendo iniziative come la responsabilità estesa del produttore (ossia il fatto che chi produce la plastica se ne occupi anche nel suo fine vita, quando diventa un rifiuto).
Dannosa dall'inizio alla fine. L'inquinamento da plastica sarà responsabile del 15% delle emissioni mondiali di gas serra entro il 2050, se nulla cambierà, con la produzione di materiali in plastica oggi cresciuta fino a 380 milioni di tonnellate annue. Negli ultimi 10 anni è stata prodotta più plastica che nell'intero 20esimo secolo, e come spiega Denis Hayes, Presidente emerito di Earthday.org: «La plastica è prodotta in industrie inquinanti che chissà come sembrano essere sempre situate nei Paesi più poveri.
Alcuni prodotti in plastica hanno combustioni letali, altri diffondono sostanze chimiche che danneggiano gli equilibri ormonali; e tutte le plastiche possono far morire di fame gli uccelli e soffocare la vita marina. In ogni fase del suo ciclo vitale, dai pozzi petroliferi alle discariche cittadine, la plastica è una piaga pericolosa».
Stop alla plastica monouso. Nella Giornata della Terra, l'appello a governi, ONG, aziende e cittadini è l'impegno a richiedere una riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2040, con l'obiettivo di costruire per le prossime generazioni un futuro "plastic-free". In particolare si chiede ai negoziatori di Ottawa di rendere obbligatoria la fine della produzione di plastica monouso entro il 2030 nella bozza di trattato globale. E anche che l'accordo si basi sul principio di precauzione (che prevede misure cautelative in presenza di situazioni di incertezza scientifica) e sulla dottrina del "chi inquina, paga".