Due promesse per il Pianeta segnano la 46esima edizione della Giornata della Terra: la prima è l'annuncio dell'imminente ratifica, in questo appuntamento simbolico, dell'accordo raggiunto alla Conferenza sul clima di Parigi, la COP21; la seconda è l'impegno, lanciato nella campagna dell'Earth Day 2016, di riempire la Terra con tanti alberi quanti sono i suoi abitanti. Iniziamo dagli alberi.
1) piantiamola. Trees for the Earth ("alberi per la Terra") è lo slogan scelto quest'anno per lo storico appuntamento dedicato alla salvaguardia del pianeta. L'impegno e l'invito è quello di piantare 7,8 miliardi di alberi da qui al 2020, anno in cui ricorrerà la 50esima edizione dell'Earth Day e in cui dovrebbe entrare in vigore il l'accordo raggiunto a Parigi lo scorso dicembre. Le piante rappresentano un impegno, simbolico e non solo, a limitare le emissioni dannose, ma anche una fonte di aria pulita e sostentamento per le comunità locali.
2) COP21: gli accordi di Parigi. Dopo la Conferenza di Parigi, i 196 Paesi del mondo che partecipano alla Convenzione Onu per i cambiamenti climatici (UNFCCC) devono formalizzare gli accordi. Il Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha voluto far coincidere l'evento con l'International Mother Earth Day (Giornata internazionale della Madre Terra), e alla cerimonia parteciperanno anche rappresentanti della società civile e del settore privato, per discutere impegni economici e strategie per interventi mirati sulle questioni ambientali.
Attenzione! Perché gli accordi abbiano valore legale, però, devono essere sottoscritti da almeno 55 Paesi che, nell'insieme, siano responsabili per almeno il 55 per cento delle emissioni globali. Gli accordi iniziano ad avere valore 30 giorni dopo la firma della 55esima nazione, sempre che sia soddisfatta la condizione del volume globale delle emissioni.
3) A che punto siamo? A tutt'oggi circa 155 Paesi hanno confermato l'adesione, ma pur con i volonterosi proclami delle nazioni che hanno partecipato, il processo, simile a quello del Protocollo di Kyoto, potrebbe richiedere molto tempo. Perché nonostante la presenza e la disponibilità di tanti Paesi firmatari, il volume minimo necessario richiesto - ossia quel 55% delle emissioni - è ancora lontano. Mancano infatti i grandi emettitori, come la Cina e gli Stati Uniti, e anche l'Unione Europea. I primi due hanno promesso di firmare entro l'anno (il presidente uscente degli Stati Uniti, Obama, ha interesse a firmare per obbligare il prossimo presidente a rispettare gli accordi). Per quanto riguarda l'Unione Europea, è necessario che i suoi 28 membri raggiungano innanzi tutto un'intesa globale: ma l'adesione rapida della UE è messa in discussione dagli interessi contrastanti degli Stati membri (in particolare quelli dell'Est, ma in parte anche dalla Gran Bretagna) e anche da governi che non si sono mai impegnati troppo in materia ambientale.
Dunque molti firmeranno oggi, per onorare la "Madre Terra".
Ma non sarà sufficiente.
4) Un po' di storia. L'Earth Day fu celebrato per la prima volta il 22 aprile 1970 in risposta a un appello del senatore democratico americano Gaylord Nelson, che invitò l'opinione pubblica a mobilitarsi in seguito al disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di un pozzo di petrolio al largo di Santa Barbara, nel 1969.
Venti milioni di americani scesero in piazza in una manifestazione a difesa della Terra, unendo in una sola marcia gli sforzi dei singoli movimenti ambientalisti universitari. Da allora l'Earth Day è divenuto un appuntamento mondiale, che sarà celebrato quest'anno da un miliardo di persone provenienti da 192 Paesi (qui le iniziative previste in Italia).
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