Ecologia

GEO-6, il rapporto dell'UNEP: uno sguardo globale sull'ambiente

In un momento in cui si parla molto di clima, l'UNEP, Agenzia dell'Onu, produce un documento che analizza la situazione globale: l'impatto dell'Uomo sul Pianeta, e come il Pianeta risponde.

Il Programma ambientale dell'Onu (United Nations Environment Programme, UNEP) produce dal 1997, a cadenza regolare, il Global environmental outlook, oggi alla sesta edizione (GEO-6), che offre una visione globale della situazione ambientale del nostro pianeta. GEO-6 è un rapporto approfondito e imponente (oltre 700 pagine, frutto del lavoro collettivo di ricercatori e comunicatori) che descrive in modo esaustivo "la situazione della Terra e dei suoi abitanti", umanità compresa. Del lavoro è disponibile anche una sintesi in italiano realizzata dai ricercatori del Centro di ricerca europeo di Ispra.

Il rapporto è diviso in 4 parti: la prima è un’analisi della situazione ambientale in relazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) dell'Agenda 2030 dell'ONU; la seconda analizza le politiche in risposta alle sfide ambientali; la terza guarda al futuro, all’Agenda 2030 dell’Onu e al raggiungimento di un mondo veramente sostenibile nel 2050; la quarta identifica i dati e le conoscenze necessarie per migliorare la capacità di valutare un "impatto ambientale".

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Infografica: relazioni tra salute del pianeta e salute umana (clicca sull'immagine per ingrandirla). La figura mostra il grado di impatto delle attività umane sulla salute del pianeta (che va da "buona" a "danno irreversibile") e, per contrappasso, l'impatto della salute del pianeta sulla salute umana (che va da "danno basso" a "elevato"). Alcuni impatti sull'ambiente e sulla salute possono essere risanati nel breve o nel lungo termine, mentre l'impatto ambientale "irreversibile" potrebbe essere risanato solo in tempi molto lunghi (o non essere risanabile del tutto). © Gupta et al. (2019), via JRC Ispra / Elab.: Marco Ferrari, Focus.it

Una triste realtà. Il documento dell'UNEP afferma a chiare lettere che, nel tempo, le condizioni del pianeta si sono deteriorate nonostante gli sforzi dei singoli Paesi, perché "le politiche ambientali sono ostacolate da una varietà di fattori, a partire dal cambiamento climatico e da modelli di produzione e consumo insostenibili nella maggior parte dei Paesi".

Secondo gli esperti dell'UNEP, i comportamenti umani "hanno avuto molti impatti su biodiversità, atmosfera, oceani, acqua, territorio e suolo, e condotto a un degrado ambientale, in alcuni casi grave e in altri irreversibile, e hanno avuto un impatto negativo anche sulla salute umana".

Alcuni esempi sono visibili nell'infografica in questa pagina, che mostra quali sistemi terrestri sono stati irreversibilmente degradati dall’attività umana, e come la salute della nostra specie possa essere “colpita” da questi cambiamenti. In particolare, vi sono macro tendenze come l’aumento della popolazione, l’espansione delle attività economiche in territori finora intoccati (come le regioni "messe in luce" dallo scioglimento dei ghiacci) e il cambiamento climatico, che potrebbero colpire tutte le popolazioni, non solo quelle del Terzo Mondo o che si trovano in situazioni svantaggiate (come le isole del Pacifico, minacciate dall'innalzamento del livello dei mari).

Clima e natura in primo piano. Come altri documenti di varie fonti, anche GEO-6 ribadisce che "l’evidenza degli attuali cambiamenti climatici a scala globale è inequivocabile: dal 1880 a oggi, la temperatura superficiale media globale è aumentata approssimativamente tra 0,8 °C e 1,2 °C; nell'ultimo decennio si sono verificati otto dei dieci anni più caldi mai registrati".

Un’altra variabile sotto esame è la salute dei sistemi naturali: un discorso che avevamo anticipato su focus.it a fine 2018, con il Global Living Planet Index (un lavoro del WWF).

Ciò significa che la biodiversità, il numero di specie sulla Terra e le loro interazioni, è in preoccupante diminuzione. Per fare qualche numero, "il 42% degli invertebrati terrestri, il 34% degli invertebrati di acqua dolce e il 25% degli invertebrati marini sono a rischio di estinzione; tra il 1970 e il 2014, l’abbondanza delle popolazioni delle specie di vertebrati è diminuita a livello globale in media del 60%".

Considerando che è sulla biodiversità che si basa la sopravvivenza degli ecosistemi, la situazione non è rosea.

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Stiamo perdendo specie di anfibi ancora prima di avere dati a sufficienza per studiarle. Per approfondire: a rischio (molti) più anfibi delle peggiori previsioni. © Robert Freckleton

Visione globale cercasi. GEO-6 riporta che "la maggior parte dei Paesi ha introdotto politiche ambientali e stabilito strutture di governance per tali politiche, e attualmente esistono centinaia di accordi ambientali multilaterali".

Purtroppo non sempre queste scelte politiche hanno ricadute sul territorio, e rimangono lettera morta perché impatterebbero troppo su comportamento quotidiani e scelte economiche consolidate, con conseguenze negative sul consenso dell'elettorato.

Nel complesso, dunque, il mondo non è sulla buona strada per raggiungere entro il 2050 gli obiettivi ambientali concordati a livello internazionale. Sarebbe necessaria un’azione urgente e radicale per invertire le attuali tendenze e ripristinare la salute ambientale e umana sul pianeta: si tratta di avere una visione globale di come funziona il sistema Terra... Ne saremo capaci?

8 maggio 2019 Marco Ferrari
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