Ecologia

Gas serra: il peso delle Forze armate

Sul fronte delle emissioni le Forze armate e l'industria che le sostiene sono, Paese per Paese, i maggiori emettitori istituzionali di gas serra.

Ci sono verità che i Governi hanno difficoltà a raccontare, ad ammettere. Una di queste è quanta anidride carbonica e altri gas serra emettono in atmosfera i militari - parliamo di tutte le Armi - che di certo non usano mezzi ecologici ma, anzi, tendono a mostrare i muscoli anche su quel fronte, senza badare alle emissioni in atmosfera. A tal proposito vi è uno studio del 2019 condotto da ricercatori delle università di Durham e Lancaster (UK), che hanno a lungo lavorato a una stima dell'impronta ecologica dei militari degli Stati Uniti: un lavoro non facile considerato l'oggetto degli studi, e che ha dato esiti sconfortanti.

In breve: il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti è risultato essere il più grande consumatore istituzionale di combustibili fossili al mondo, e il più grande emettitore istituzionale di gas serra. La ricerca ha dimostrato che se il Dipartimento della difesa USA fosse un Paese, sarebbe - da solo - il 47esimo più grande produttore di gas serra al mondo, collocato in questa classifica tra il Perù e il Portogallo. Eppure nonostante le enormi attività che hanno le Forze armate, attività basate soprattutto sui combustibili fossili, si conosce ben poco delle loro emissioni. Una ricerca indipendente del 2020 è riuscita a stimare che le emissioni totali delle Forze armate USA e dell'industria che le sostiene valgono, tutte assieme, quasi il 6% delle emissioni totali del Paese; più difficile, per ammissione dello stesso curatore dello studio, è fare una stima globale dell'impronta ecologica delle Forze armate di tutti i Paesi, in quanto se gli Stati Uniti sono avari di informazioni in merito, molti lo sono ancora di più - l'autore ritiene tuttavia che una stima del 5% delle emissioni globali sia verosimile, ossia più dell'intero comparto mondiale dell'aviazione civile (1,9%) e della navigazione (1,7%) messi assieme, e senza considerare le emissioni aggiuntive nei teatri di guerra.

Emissioni in CO2e: confronto tra i 50 principali emettitori e le Forze armate USA (dati 2014).
Emissioni in CO2e: confronto tra i 50 principali emettitori e le Forze armate USA (dati 2014). © World Bank and DoD GHG 2014

Perché se ne parla così poco? Al di là della segretezza genetica dei militari, uno dei motivi per cui si conosce così poco sulle loro emissioni complessive (CO2 equivalente) è dovuto al fatto che le Forze armate non devono segnalare alle Nazioni Unite quanti gas serra emettono. Ciò è merito degli Stati Uniti, in quanto alla fine degli Anni Novanta gli USA ottennero un'esenzione militare generale nell'ambito dell'accordo sul clima di Kyoto: l'anno successivo, nel 1998, l'allora rappresentante del Massachusetts John Kerry, oggi salito al rango di inviato presidenziale speciale per il clima, definì l'aver imposto quella concessione come "un lavoro fantastico".

L'accordo di Parigi del 2015 (COP21) ha rimosso l'esenzione militare, ma ha lasciato che la segnalazione delle emissioni dell'intero comparto fosse volontaria, e quindi i dati o non ci sono o sono di difficile interpretazione.

Emissioni e consumi di tre noti mezzi militari:

- Humvee, 40 litri di gasolio per 100 km (2,5 km/litro circa), 260 kg CO2e per missione;

- F-35, 400 litri di carburante per 100 km (0,25 km/litro circa), 27.800 kg CO2e per missione;

- B-2, 800 litri di carburante per 100 km (0,12 km/litro circa), 251.400 kg CO2e per missione;

per un'auto diesel nuova oggi siamo attorno ai 4 litri per 100 km (25 km/litro circa).

La ricerca del 2019 è confluita in un sito che raccoglie i dati disponibili Paese per Paese, quando ci sono, e che dimostra che anche quando questi dati esistono, sono quasi sempre mascherati. Un esempio per tutti: il Canada riporta le emissioni delle sue Forze armate sotto varie voci - i voli militari confluiscono in "trasporto generale", l'energia per le basi diventa "emissioni commerciali/istituzionali" e via dicendo. Per non parlare poi di Paesi come Cina, India, Arabia Saudita o Israele, di cui nulla si sa. In estrema sintesi, quel "lavoro fantastico" di fine anni novanta ha fatto sì che poco o nulla si possa sapere delle emissioni di gas serra prodotte da quei 2.000 miliardi di dollari di investimenti stimati in spese militari globali per il solo 2020.

Emissioni di gas serra (CO2e) delle Forze armate USA, in kt (kilotoni, migliaia di tonnellate): 23.367 kt. Un confronto grafico tra le varie Armi (dati 2017).
Emissioni di gas serra (CO2e) delle Forze armate USA, in kt (kilotoni, migliaia di tonnellate): 23.367 kt. Un confronto grafico tra le varie Armi (dati 2017). © Defense Logistics Agency - Energy

Insomma, l'impronta militare sull'atmosfera terrestre non era nell'agenda della COP26. Ma qualcosa si muove: nonostante il fallimento del vertice che a giugno 2021 ha messo i membri della NATO attorno a un tavolo per discutere di come ridurre le emissioni delle Forze armate, nel suo comunicato finale l'Alleanza ha fatto sapere che avrebbe fissato obiettivi concreti per "contribuire all'obiettivo delle emissioni nette zero entro il 2050". È solo una "promessa" (pledge), ma al momento abbiamo almeno quella. La speranza è che la COP27, fissata per il 7-18 novembre 2022 a Sharm El-Sheikh (Egitto) possa mettere in agenda anche queste problematiche, ma nel frattempo, afferma Ben Neimark (università di Lancaster) su The Conversation «Paesi come la Svizzera o il Regno Unito, che hanno approvato la legislazione interna che fissa obiettivi netti zero, devono affrontare la scomoda verità circa il fatto che i loro Ministeri della Difesa sono i maggiori emettitori istituzionali».

25 novembre 2021 Luigi Bignami
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