Ecologia

Il futuro della Terra? Più cupo di quanto immaginiamo

L'impatto sulla Terra dei danni ecologici causati dall'uomo non viene ancora preso sul serio. Ecco perché è ora di preoccuparsi e di agire davvero.

Chiunque abbia a cuore il futuro della Terra e delle prossime generazioni non può che essere preoccupato per il declino della biodiversità, le estinzioni di massa, la crisi climatica e altre situazioni di forte criticità innescate dall'uomo. Ma il punto è che quasi sicuramente non siamo preoccupati abbastanza per trasformare quell'intermittente inquietudine in una spinta immediata all'agire, come se la nostra casa fosse in fiamme.

allarme biosfera. Una nuova analisi che prende in esame circa 150 studi precedenti, traccia un quadro preciso, complessivo e spietato dello stato del mondo naturale, mentre prova a ipotizzare i motivi che spingono a sottovalutare la gravità della situazione. Come spiegato in un articolo su The Conversation, un primo ordine di difficoltà consiste nel fare i conti con le minacce che riguardano la biosfera: i problemi che abbiamo recato alla Terra sono più gravi di quanto non solo le persone comuni, ma anche gli stessi accademici attualmente credano.

La prima parte della revisione riguarda la percezione della reale scala dei pericoli che corrono la Terra e i suoi abitanti. Secondo gli autori dello studio, una prima sottovalutazione delle minacce ambientali avviene, in buona fede, da parte dello stesso mondo accademico. Solitamente gli scienziati sono specializzati in un singolo ambito disciplinare, e per quanto grave sia la situazione in quella specifica realtà, sono le relazioni tra problemi e le loro ricadute a livello planetario a rendere precario il futuro del pianeta.

generazioni future. Le proposte di cambiamento avanzate dal mondo scientifico si scontrano poi con lo scoglio della politica e della sua mancanza di visione: gli stessi scienziati che durante la pandemia sono stati chiamati a risollevare le sorti del genere umano sono denigrati e ignorati quando la scienza sembra andare in conflitto con gli interessi immediati.

A completare i problemi di percezione si aggiunge un errore comune della mente umana: una certa innata propensione all'ottimismo, che spinge ad addossare le conseguenze peggiori del nostro operare sulle spalle delle generazioni future.

Una panoramica parziale della crisi ambientale evidenziata nel lavoro include il dimezzamento della biomassa vegetale dall'inizio della rivoluzione agricola 11.000 anni fa, e l'alterazione di due terzi del suolo terrestre con opere umane; 1300 estinzioni documentate negli ultimi cinque secoli, e un declino medio di più dei due terzi nelle popolazioni di uccelli, mammiferi, anfibi, rettili dagli anni '70 ad oggi.

perdita di habitat e di specie. Circa un milione di specie di piante e animali sono minacciate di estinzione e gli insetti stanno rapidamente scomparendo da molte regioni della Terra.

In tre secoli abbiamo perso l'85% delle paludi, mentre il 65% degli oceani subisce in qualche misura l'influenza delle attività umane. Le foreste di alghe kelp e posidonie (importantissimi ecosistemi oceanici) si sono assottigliate, la quantità di coralli vivi nei reef si è dimezzata negli ultimi 200 anni, e i grandi predatori marini sono il 30% in meno di un secolo fa.

La popolazione umana è raddoppiata rispetto agli anni Settanta e conta ora i 7,8 miliardi di unità. Nel 2050 saremo in 10 miliardi, un aumento che si tradurrà in una maggiore insicurezza alimentare, un più estensivo utilizzo del suolo, più inquinamento da plastica, un rischio aumentato di pandemie, disoccupazione, fragilità abitative, insurrezioni, guerre. Tutto questo, in un contesto in cui stiamo usando ben più delle risorse naturali che la Terra abbia la capacità di rinnovare, e con il riscaldamento globale lanciato per superare il grado e mezzo dall'era pre-industriale tra il 2030 e il 2052. Anche se tutti i contraenti degli Accordi di Parigi osservassero i loro impegni, il global warming si attesterebbe tra i 2,6 e i 3,1 °C entro il 2100.

L'avanzata di leader populisti con agende avverse alla crescita sostenibile favorisce movimenti d'opinione e campagne di disinformazione che attribuiscono all'impegno ambientale colori politici, anziché vedere nell'attivismo climatico una volontà di preservare la specie umana.

I passi per uscirne. Come superare l'immobilismo e trasformare la paura in energia di cambiamento? Lo studio suggerisce alcune azioni indispensabili, come abolire l'obiettivo di una crescita economica perpetua; rivelare il vero costo dei prodotti che utilizziamo e delle attività che svolgiamo, obbligando i responsabili di danni ambientali ad assumersene economicamente i costi (per esempio tassando le aziende per i gas serra che emettono); abbandonare progressivamente e in modo rapido i combustibili fossili; limitando i monopoli e l'influenza indebita delle aziende sulla politica; garantire alle donne istruzione, lavoro e libertà nelle scelte di pianificazione familiare.

30 gennaio 2021 Elisabetta Intini
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