Da qualche parte in Messico, nella penisola dello Yucatan, quasi al confine con il Guatemala, sulle rive del fiume San Pedro Mártir e a circa 170 km dalla costa più vicina, un team internazionale di esploratori ha scoperto un tesoro nascosto: non una città perduta o il bottino segreto di un conquistador, ma... una foresta di mangrovie, cioè una formazione vegetale tipicamente litoranea che comprende diverse specie che convivono e collaborano per sopravvivere a un ambiente particolarmente ostile, come quello marino, nel quale l'acqua salmastra rende la vita impossibile a molte altre piante.
Possibile? Cosa ci fa una di queste foreste in mezzo al Messico, a centinaia di chilometri dalla costa più vicina? Lo stesso team che l'ha trovata - e che ha raccontato l'avventura in un cortometraggio intitolato Memories of the Future (registrazione richiesta) - ha anche provato a rispondere a questa domanda in uno studio pubblicato su PNAS.
"Mangrovie" è un termine-ombrello che indica sia la formazione vegetale di cui parlavamo prima, sia più specificamente le piante del genere Rhizophora, che sono il "cuore" di ogni foresta di mangrovie e quelle che più di tutte hanno sviluppato adattamenti necessari a sopravvivere in un ambiente salmastro (dai sistemi di filtrazione del sale marino alla capacità di vivere con poco ossigeno). Le mangrovie trovate dal team di esploratori, in particolare, appartengono alla specie Rhizophora mangle, la mangrovia rossa, la più diffusa al mondo, presente sia in America sia in Africa; le coste atlantiche della penisola dello Yucatan ne sono ricche, per esempio, ed è possibile che la foresta trovata nell'entroterra sia imparentata con loro.
Domande. Come ha fatto ad arrivare fin lì, e a sopravvivere per tutto questo tempo senza accesso all'acqua di mare? Prima di rispondere bisogna capire cosa si intende con "tutto questo tempo": confrontando il DNA di queste mangrovie con quello delle loro parenti costiere, gli scienziati hanno concluso che la foresta misteriosa si trova in quella zona da almeno 100.000 anni.
100.000 anni fa il clima sul pianeta era in una fase calda, e le temperature globali erano di circa un grado più alte di quanto fossero prima della rivoluzione industriale - in altre parole, non molto diverse da quelle attuali. Al tempo il pianeta veniva da un'era glaciale, e l'aumento delle temperature portò a un rapido scioglimento dei ghiacciai e a un innalzamento del livello dei mari.
La foresta dello Yucatan si è quindi formata in un momento nel quale l'entroterra della penisola era ancora una costa; con il successivo abbassarsi del livello dei mari, le mangrovie si sono ritrovate senza accesso al mare, ma con la fortuna di aver messo radici in un suolo ricco di calcio, che disciogliendosi nel fiume crea un ambiente ragionevolmente simile a quello costiero - abbastanza da aver permesso alle mangrovie di sopravvivere per 100.000 anni.
Non solo, c'è un altro dato che fa impressione, soprattutto se lo confrontiamo con la situazione di oggi: secondo i calcoli del team, infatti, il livello del mare all'epoca era di circa 9 metri più alto di quanto sia oggi. È un numero che potrebbe essere stato "gonfiato" da complessi fenomeni geologici avvenuti in zona, ma anche correggendolo verso il basso rimane la considerazione che, in una situazione di riscaldamento climatico simile a quella attuale, gran parte dello Yucatan era sommerso sotto almeno cinque o sei metri di mare. Guardando al nostro futuro, e al continuo scioglimento dei ghiacci, le prospettive non sono rosee, soprattutto per chi vive sulle coste.