Era già tutto pronto per entrare in funzione entro la fine di giugno ma poi è arrivata lei, raccolta in mare da dei velisti che l'hanno vista in difficoltà e le porte dell'ospedale delle tartarughe marine di Favignana si sono spalancate in anticipo per lei. Si chiama Sonia la prima paziente del centro di recupero per le caretta caretta, appena finito di attrezzare nella maggiore delle isole Egadi e che entrerà ufficialmente in funzione entro la fine del mese.
"In realtà non siamo ancora operativi - spiega all'Adnkronos Stefano Donati, direttore dell'Area marina protetta delle Egadi - ma abbiamo comunque ospitato l'animale nei nostri locali e con la collaborazione del Wwf siamo intervenuti per soccorrerlo".
Già da qualche giorno il team 'azzurro' dell'Area marina protetta che gestisce il centro coordinato dal veterinario Paolo Arena e dalla biologa marina Giorgia Comparetto, era in fibrillazione: "Non vediamo l'ora di iniziare, le vasche ci sono, la sala operatoria è pronta, ora aspettiamo solo che arrivi la prima tartaruga".
E martedì la tartaruga è arrivata. Sonia, chiamata così come la barca che l'ha raccolta, sembra stare abbastanza bene: ha mangiato e ha reagito con vitalità anche alla prova della messa in acqua. Ora resterà un'altra notte in osservazione a Favignana e poi si deciderà se liberarla o trasferirla al centro Wwf di Lampedusa.
Se così dovesse essere, Sonia sarà comunque l'ultima tartaruga marina costretta ad affrontare un viaggio per essere curata. Con l'avvio dell'ospedale delle caretta caretta a Favignana, infatti, tutte le tartarughe ferite, investite dalle imbarcazioni o pescate per errore nell'arcipelago potranno essere non solo soccorse ma anche ospedalizzate direttamente qui con un vantaggio enorme per gli animali che durante un viaggio tanto lungo possono anche perdere la vita.
Nella riserva marina più grande e ricca di specie protette del Mediterraneo sono tante le tartarughe che spesso si trovano ad aver bisogno di cure. "Per la maggior parte dei casi - spiega il veterinario - sono degli esemplari che vengono catturati durante l'attività di pesca, soprattutto pesca al palamito e quindi allamati".
Per questo è importate istaurare un buon rapporto con i pescatori che sono spesso i primi a dare l'allarme. "Quello che stiamo facendo - spiega il direttore dell'Area marina protetta - è di istruirli su come fare a soccorrere le tartarughe in maniera corretta, come caricarle sulla barca senza fargli del male, come tagliare la lenza in modo che sia poi possibile recuperarla senza creare danni all'animale e come custodire l'animale a bordo senza che abbia problemi".
Il Centro di recupero delle tartarughe marine di Favignana non sarà dunque solo un ospedale ma anche un punto di riferimento sul territorio e un centro di studio e formazione. "Ogni animale che passa dal centro viene marcato - dice Arena - e vengono fatti dei prelievi, campionamenti ematologici per studi, per esempio, sui metalli pesanti. In alcuni casi poi si possono anche applicare alle tartarughe degli apparecchi satellitari per cercare di vedere quali rotte seguono e capire qualcosa di più su questi affascinanti animali di cui per molti aspetti poco si sa".
Al centro lavoreranno anche dei veterinari volontari, come il dottor Marco Di Giuseppe, specializzato nella cura delle tartarughe marine negli Stati Uniti. "Io qui faccio il volontario e spero che presto ci saranno altri colleghi che vorranno seguire il mio esempio per formare un team. E' un'esperienza che arricchisce professionalmente", assicura Marco che si rivolge soprattutto ai neo-laureati. "Quello che io e il dottore Di Giuseppe vorremmo fare - aggiunge Arena - è creare un pool di veterinari specializzati in tartarughe marine che sempre di più facciano rete con altri colleghi e offrano formazione per i giovani".