C'è voluto il lavoro di 35 gruppi di ricerca di tutta Europa per confermare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che i capricci del clima stanno alterando la portata dei fiumi e modificando la severità delle esondazioni, tra i più frequenti e onerosi disastri naturali. A sottolinearlo è uno studio coordinato dalla Vienna University of Technology, pubblicato su Nature, che ha analizzato i dati raccolti fra il 1960 e il 2010 da più di 3.700 stazioni di monitoraggio europee.
Allo studio hanno partecipato il Politecnico di Torino, l'Università di Napoli Federico II, l'Università di Roma Tre e le Università di Messina, Padova e Bologna.


Differenze regionali. Negli ultimi 50 anni, si legge nello studio, l'entità e l'andamento delle esondazioni sono cambiati drasticamente: nell'Europa centrale e nord-occidentale, fra l'Islanda e la catena alpina, il fenomeno è cresciuto dell'11% al decennio rispetto alle medie calcolate nel lungo periodo, a causa dell'aumento della piovosità in autunno e inverno e dell'elevata umidità del terreno.


Un quadro complesso. Viceversa, nell'Europa meridionale e orientale lo straripamento dei fiumi è diminuito fino al 23%, per esempio in alcune regioni della Russia: ciò sarebbe dovuto, spiegano gli scienziati, a una concomitanza di fattori, da precipitazioni ridotte a temperature più alte, che nei Paesi più a sud favoriscono l'evaporazione di acqua dal suolo.
Nell'Europa dell'Est, dove il clima è continentale, a contribuire alla riduzione delle esondazioni sarebbe invece la minore quantità di neve che cade durante l'inverno. In questo discorso non rientrano, tuttavia, i fiumi più piccoli, i cui straripamenti potrebbero invece aumentare a causa della maggiore frequenza di intensi temporali e della maggiore deforestazione.
Il "problema fiumi" non è certo recente: in molti Paesi europei, inclusa l'Italia, il dissesto idrogeologico mette a rischio la sicurezza delle persone e degli abitati. E a livello mondiale le esondazioni causano danni per oltre 100 miliardi di dollari l'anno. Questo studio fa dunque luce su uno scenario concreto: i cambiamenti nelle dinamiche delle esondazioni fluviali richiedono la messa a punto di nuove misure protettive e una più precisa mappatura delle zone a rischio.








