Ecologia

Emergenza climatica: la dichiarazione simbolica del Parlamento Europeo

Giovedì 28 novembre una risoluzione UE ha certificato "un'emergenza climatica e ambientale globale", ribadendo l'urgenza di arrivare a emissioni nette zero entro il 2050.

Già da qualche mese i media internazionali preferiscono parlare di emergenza climatica anziché, genericamente, di riscaldamento globale: la prima espressione evoca in modo più immediato la portata del problema e suona allo stesso tempo come un invito ad agire. Questa formula ha fatto breccia anche nei deputati del Parlamento Europeo, che il 28 novembre hanno approvato una risoluzione per dichiarare l'emergenza climatica e ambientale in Europa e nel resto del mondo.

Di comune accordo. È la prima volta che un blocco multilaterale di nazioni intraprende questa mossa simbolica. In passato, a dichiarare l'emergenza climatica erano stati singoli Paesi o città, come Canada e Argentina, Sydney, New York. La votazione dovrebbe aumentare le pressioni affinché la COP25, il vertice delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre, non si trasformi nell'ennesimo incontro andato a vuoto.

Dalle parole ai fatti. In una risoluzione separata, il Parlamento UE ha ribadito l'urgenza di adottare una strategia per raggiungere la neutralità carbonica (una situazione di equilibrio tra le emissioni e l'assorbimento di carbonio) al più tardi entro il 2050. L'appello, per la neoeletta Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, è puntare a una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, un target da inserire nell'European Green Deal, la risposta della politica ai ragazzi dei Fridays for Future.

IPCC 2019 - Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate
Cambiamenti climatici: perché preoccuparsi dei ghiacci? Un'altra chiave di lettura per interpretare il riscaldamento globale. © Crystal Eye Studio / Shutterstock

maggiore impegno. Gli attuali obiettivi dell'Unione Europea promettono entro il 2030 una riduzione del 40% delle emissioni 2030 rispetto ai livelli del 1990, ma tutto questo non è sufficiente per restare entro un riscaldamento ben al di sotto dei 2 °C dall'Era preindustriale (con l'obiettivo di contenere a +1,5 °C) auspicato dagli Accordi di Parigi. Da tempo attivisti e scienziati della Climate Action Network, la Rete di azione climatica - un gruppo di organizzazioni ambientaliste non governative impegnato nella lotta ai cambiamenti climatici - ripetono che occorrerà oltrepassare di molto gli obiettivi fissati da qui a 10 anni per adempiere alle promesse della COP21.

Oltre il limite. La risoluzione UE arriva a poche settimane dall'ufficializzazione dell'uscita degli USA dagli Accordi di Parigi, e proprio nei giorni in cui gli scienziati, dalle pagine di Nature, annunciano che il nostro Pianeta ha già raggiunto una serie di "punti di non ritorno" climatici che si pensava sarebbero arrivati in scenari molto più estremi, per esempio con un riscaldamento di + 5 °C dall'era preindustriale. Invece alcuni cambiamenti irreversibili dei nostri ecosistemi, come il rilascio di metano e carbonio dal permafrost in fusione, l'accelerazione dello scioglimento dei ghiacci antartici, la moria di massa dei coralli e la perdita delle foreste pluviali e boreali, si stanno già verificando sotto i nostri occhi.

29 novembre 2019 Elisabetta Intini
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