Ecologia

In corso il peggiore El Niño da 65 anni a questa parte

Secondo gli ultimi rilevamenti del NOAA,  l’aumento della temperatura dell’Oceano Pacifico non ha precedenti e potrebbe causare catastrofi di forte intensità

Dall’inizio del 2015 è iniziato un nuovo ciclo di El Niño. Il fenomeno si ripresenta con una media di 5 anni, anche se la forbice del ritorno va da 3 a 7 anni, ma quello in corso potrebbe essere ricordato come il più intenso da che lo si studia, ossia da 65 anni a questa parte.

El Niño è un fenomeno che interessa l’atmosfera e le acqua dell’Oceano Pacifico e che causa inondazioni soprattutto lungo le coste dell’America meridionale e centrale e forte siccità in Australia.

All’arrivo di El Niño il Pacifico orientale si riscalda di circa 0,5°C per un periodo di 4 o 5 mesi per poi ritornare in una fase dove si ristabilisce la condizione iniziale e a volte, addirittura, una situazione contraria, che viene chiamata La Niña.

El Nino è il fenomeno per cui le acque dell'Oceano Pacifico si riscaldano rispetto alla media, in prossimità delle coste occidentali delle Americhe centrali e meridionali causando piogge intense su di essi e siccità in Australia.

DUE GRADI IN TRE MESI. Il NOAA, ossia il National Oceanic and Atmospheric Administration, è giunto alla conclusione che quello che si sta vivendo potrebbe avere conseguenze mai osservate nei cicli precedenti, anche durante i peggiori, che si verificarono nel 1971-73, nel 1982-83 e nel 1997-98.

Spiega Mike Halpert del NOAA: «A questa conclusione siamo giunti dopo abbiamo osservato un aumento della temperatura del mare in prossimità delle coste delle Americhe di circa 2°C in soli tre mesi, un valore che abbiamo registrato molto raramente negli ultimi 65 anni».

La siccità che coltpì l'Australia durante El Nino del 2007 © Wikipedia

PIOGGE CATASTROFICHE E SICCITà. Quali potrebbero essere le conseguenze? «Ci potrebbe essere un aspetto positivo in quanto, finalmente si avrebbero delle piogge, anche al di sopra della norma, dalla California centrale fino alla Florida e questo potrebbe sollevare la popolazione da una siccità che dura da quattro anni e che sta mettendo in ginocchio la regione. Al contrario, le Montagne Rocciose, i Grandi Laghi, l’Alaska e le Hawaii potrebbero soffrire di mancanza di precipitazioni e essere interessati da un periodo di clima più caldo».

Il ricercatore comunque, ha sottolineato che le piogge non riporteranno alla normalità le aree colpite dalla siccità degli ultimi anni, ma darà loro un sollievo.

LA LUNGA MANO SUL MEDITERRANEO. Conseguenze serie invece, potrebbero subirli i Paesi del centro e del sud America che si affacciano sul Pacifico e che già ora sono interessati da violenti piogge e conseguenti alluvioni. L’aumento della temperatura delle acqua infatti, causa forti evaporazioni che causano piogge sul continente. Al contrario l’Australia soffrirà di una forte siccità lungo le coste orientali della grande isola, come conseguenza di un raffreddamento dell’Oceano Pacifico e quindi di minore evaporazione.

Ancora non è chiaro se El Niño riesce a influenzare o meno il clima del pianeta, anche se secondo alcune ipotesi la sua impronta la si vedrà anche sul clima dell’Oceano Atlantico e del Mediterraneo.

17 agosto 2015 Luigi Bignami
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