Quanto impatta il nostro comportamento quotidiano sull'ambiente? Per cercare di capirlo abbiamo immaginato una giornata tipo di un top manager che vive in una grande città ma è sempre in viaggio raffrontata con quella di un impiegato vegetariano che vive in una piccola città. Situazioni molto estremizzate (non ce ne vogliano i supermanager) per fare emergere alcuni dati e per fornire gli elementi per valutare quanto un viaggio in aereo, l'aria condizionata o in generale ogni nostra scelta abbia un impatto ambientale. Se infatti è abbastanza chiaro che sia meglio andare al lavoro in bicicletta invece che in auto (o in aereo!) non è altrettanto semplice rendersi conto dell'impatto in termini di emissioni di gas serra di molte attività quotidiane. La simulazione a metà tra lo studio e il gioco (ma a partire da dati reali) ci ha permesso di calcolare l'impronta ecologica dei due "stili di vita" in termini di CO2 emessa da ogni attività (vedi il multimedia qui sotto)
Per capire come anche mangiare o meno un filetto possa fare la differenza. Per realizzarlo ci siamo fatti aiutare da Valentina Bacciu, ricercatrice del Cnr all'Istituto per la Bioeconomia di Sassari, a cui abbiamo posto alcune domande per guidarci nella comprensione di questi dati.
Quando si parla di impatto ambientale pesano più i comportamenti individuali o le politiche aziendali?
La responsabilità dell'industria sulle emissioni è innegabile, ma è chiaro che questa si adegua sempre alle richieste dei consumatori. Quindi i due elementi sono legati a doppio filo: per esempio, se le persone chiedono di mangiare molta carne favoriscono lo sviluppo degli allevamenti intensivi, gravemente impattanti sull'ambiente.
Che cosa incide di più, l'alimentazione, i trasporti o la necessità di ripararsi dal freddo o dal caldo?
Non si può generalizzare: sul bilancio di un unico giorno un volo aereo pesa moltissimo, mentre quel che mangiamo ha un impatto più visibile nel lungo periodo. Ecco perché è importante fare scelte consapevoli in ogni direzione. Oggi ci sono gli strumenti per pesare meno sull'ambiente: per esempio lo smart working può benissimo sostituire un volo o un viaggio in auto. Con un risparmio anche economico per le aziende.
Tra i siti e le app che permettono di valutare quanta CO2 viene emessa dai nostri gesti quotidiani, il più completo è quello del Global Footprint Network, fondato da Mathis Wackernagel, l'ambientalista svizzero che per primo ha proposto il concetto di impronta ecologica. Non esistono invece calcolatori interattivi per stimare l'impronta specifica dei cibi. Noi abbiamo utilizzato alcune ricerche scientifiche.
Ci sono cibi che andrebbero preferiti o evitati?
Bisognerebbe sempre scegliere prodotti a chilometro zero o locali, e mangiare soprattutto frutta e verdure stagionali, perché provengono da produzioni meno energeticamente dispendiose e non richiedono un lungo trasporto, magari intercontinentale.
In generale bisognerebbe ridurre il consumo di carni e prodotti di origine animale e non scegliere quelli da allevamenti estensivi. Il fatto di essere informati, sensibili e a conoscenza di certe dinamiche può migliorare la società in generale. Questo non riguarda solo l'alimentazione, ma anche l'utilizzo dell'abbigliamento o degli apparecchi elettronici. Sapere quanto un bene costi in termini di impronta di carbonio o idrica ci permette di fare scelte più consapevoli.
In questo senso è auspicabile un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari, che oltre a farci capire quanto siano salutari ci dica anche quanto pesano sull'ambiente?
Per avere questo tipo di informazione di recente è stato introdotto il cosiddetto Life Cycle Assessment (Lca, cioè l'Analisi del ciclo di vita), una metodologia per valutare l'impronta ambientale di un prodotto o servizio dall'inizio alla fine della sua vita. Per esempio nel caso di un prodotto elettronico il calcolo prende in considerazione elementi come l'estrazione delle materie prime, la produzione, la distribuzione, l'uso e la dismissione. Questo tipo di analisi però si comincia ad adottare anche per gli alimentari e al Cnr alcuni colleghi hanno analizzato per esempio il ciclo di vita di prodotti ovini ed enologici. Certo, a volte qualche dato sfugge, perché nel caso di un alimento questa analisi non calcola quante emissioni si sono prodotte per cucinarlo, ma in ogni caso l'applicazione dell'Lca è rilevante: da un lato si possono migliorare i processi produttivi e distributivi, dall'altro si può sviluppare un'etichetta che definisce l'impronta ecologica di un cibo, che potrebbe benissimo essere utilizzata nel marketing.