Ecologia

Ecco le 10 peggiori linee ferroviarie d'Italia, dalla Circumflegrea alla Portogruaro-Venezia

La dura vita dei pendolari tra vagoni super affollati, ritardi, stazioni fatiscenti e biglietterie fantasma. E secondo il rapporto "Pendolaria" di Legambiente, rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25%

Roma, 10 dic. - (AdnKronos) - Treni affollati, lenti, spesso in ritardo. E poi treni soppressi, guasti improvvisi, carrozze sovraffollate senza contare i problemi di circolazione legati spesso al binario unico. Accade nel nostro Paese e in particolare nelle 10 linee ferroviarie peggiori: Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano, la Siracusa-Ragusa-Gela, la Portogruaro-Venezia, la Catanzaro-Lido-Lamezia Terme, la Salerno-Potenza e la Campobasso-Isernia-Roma. Poi le linee cancellate, come è accaduto in Piemonte con 14 linee tagliate negli ultimi 3 anni o per il collegamento Cremona-Piacenza.

Lo segnala Legambiente che oggi lancia la Campagna Pendolaria 2014, presentando le peggiori linee ferroviarie selezionate sulla base di situazione oggettive e proteste da parte dei pendolari italiani. Una situazione, quella del trasporto ferroviario regionale che rispecchia quanto poco hanno fatto in questi anni Regioni e Governi e quanto le situazioni già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili.

Dal 2010 a oggi complessivamente si possono stimare in Italia tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale. E a questo si aggiungono la riduzione del numero di treni lungo le linee e l'aumento delle tariffe.

"È vergognoso che il Governo non intervenga e che gli stanziamenti erogati dalle Regioni per questo servizio siano talmente risibili da non arrivare in media nemmeno allo 0,35% dei bilanci", dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini. Secondo il Rapporto Pendolaria che Legambiente presenterà il 18 dicembre, rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, in larga parte dei casi non hanno investito.

Fra il 2011 e il 2014 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo e al 19% in Campania e Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi è stato in Piemonte con +47%, mentre è stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.

A conquistarsi il podio della classifica delle linee peggiori d'Italia, fatta da Legambiente, c'è la Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, una infrastruttura vecchia che a Ciampino diventa a binario unico per tutte e tre le direttrici nonostante attraversi una delle aree più abitate del Lazio, con un bacino potenziale di utenti del ferro di 450.000 abitanti. La crisi della mobilità pendolare nell'area romana è diffusa su altre linee, dalla Roma-Nettuno, alla Termini-Giardinetti, alla Roma Nord-Viterbo frequentata da oltre 75.000 viaggiatori al giorno.

Al secondo posto, la Circumflegrea che ha problemi di sovraffollamento (45mila pendolari quotidianamente si muovono tra Napoli e l'area nord-occidentale della città attraverso le linee Circumflegrea e Cumana), ritardi, degrado e fatiscenza di molte stazioni, per buona parte sprovviste di biglietteria o di obliteratrici.

Problemi analoghi per la linea Cumana, anche se nella seconda parte dell'anno sono stati introdotti due nuovi treni e uno ristrutturato.

Terza la Bergamo-Milano: nonostante i recenti potenziamenti e i consistenti investimenti sulla linea realizzati con il quadruplicamento della tratta Milano-Treviglio e il raddoppio della tratta Treviglio-Bergamo, sui 56 km di linea i tempi di percorrenza sono rimasti gli stessi di trenta anni fa con una velocità media di 60 km/h, pessime condizioni di viaggio con carrozze sovraffollate e sporche.

A quarto posto la Siracusa-Ragusa-Gela, linea che collega due province importanti, lunga 181 km, ma ancora non elettrificata e a binario unico e che vede, soprattutto, un solo treno diretto collegare le due città. I tempi di percorrenza dei treni sono simili e in alcune relazioni (Comiso-Ragusa, Pozzallo-Modica) addirittura superiori rispetto a quelli di 20 anni fa. Le biglietterie nelle stazioni sono quasi del tutto scomparse.

Al quinto posto si piazza la Portogruaro-Venezia che ha visto un calo notevole dell'offerta di servizio per i pendolari: negli orari serali, l'ultimo treno da Venezia verso il veneto orientale è alle 22.41; prima delle 7.20 nei giorni festivi non si può raggiungere Venezia e persistono fasce di diverse ore sprovviste di treni regionali. Segue la Catanzaro Lido-Lamezia Terme: 42 km a binario unico, oggi conta 10 collegamenti al giorno (per senso di marcia) di cui solo 3 con treni regionali. Il resto è stato sostituito con autobus.

Al settimo posto le 14 linee tagliate in Piemonte dal 2010 a oggi, compresa la Sesto Calende-Oleggio che fa parte della storica linea ferroviaria Luino-Sesto Calende-Novara ed è stata soppressa senza alcun preavviso. Ottava in classifica la Salerno-Potenza: qui i ritardi sono all'ordine del giorno, con convogli che non raggiungono i 50 km/h di velocità di media e impiegano 2 ore e mezza per arrivare a destinazione. Sono stati anche soppressi alcuni treni.

Chiudono la classifica la Campobasso-Isernia-Roma (per 75 km a binario unico, treni vecchi e nel 2013 sono state chiuse le biglietterie a Isernia e a Campobasso) e la Cremona-Piacenza: da fine 2013 tutti i suoi treni sono stati soppressi e sostituiti con autobus i cui tempi di percorrenza sono superiori di 20-30 minuti rispetto a quelli del treno, ne impiegano 50 rispetto a nemmeno mezz'ora con il treno, andando di fatto a peggiorare enormemente le condizioni di viaggio dei pendolari.

10 dicembre 2014 ADNKronos
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