La notizia non è tanto l'arrivo, immancabile, dell'Overshoot Day, il Giorno del sovrasfruttamento ecologico del Pianeta. Il punto è che questo appuntamento si è presentato ancora una volta in anticipo: quattro giorni prima rispetto al 2018, e con la data più anticipata mai registrata finora.
Il 29 luglio entriamo ufficialmente in debito con il Pianeta. Con cinque mesi d'anticipo, abbiamo esaurito le risorse naturali che la Terra aveva prodotto per l'intero anno. All'Overshoot Day si arriva perché la nostra domanda di risorse in un anno supera quanto la Terra è in grado di rigenerare per quello stesso periodo di tempo. Nei prossimi mesi, le nostre esigenze saranno coperte attingendo alle riserve non rinnovabili di suolo, foreste, legname, allevamenti e pescato, e accumulando emissioni dannose in atmosfera.
Come si calcola. La data del Giorno del sovrasfruttamento delle risorse viene indicata dal Global Footprint Network (un'organizzazione internazionale no-profit che sviluppa strumenti per promuovere la sostenibilità ambientale), che calcola il numero di giorni dell'anno in cui la biocapacità terrestre è sufficiente a sostenere l'impronta ecologica dell'umanità. Si mettono a rapporto la biocapacità (ossia la quantità di risorse ecologiche che la Terra è in grado di generare in un anno) con l'impronta ecologica (la domanda di risorse per quell'anno) e si moltiplica il tutto per 365, il numero di giorni in un anno.
L'impronta ecologica misura la domanda di una popolazione di prodotti agricoli e legname, animali di allevamento, pescato, spazio per infrastrutture urbane e foreste che possano assorbire le sue emissioni inquinanti.
Ogni città, ogni stato ne ha una: se la domanda eccede la biocapacità di quello stato, allora la sua popolazione vivrà un certo periodo in deficit ecologico e dovrà supplire ai suoi bisogni attraverso l'importazione o il sovrasfruttamento delle proprie riserve (come l'overfishing).
Tanto l'impronta ecologica quanto la biocapacità si misurano in ettari globali (gha) perché sono considerate aree: la prima è l'area necessaria a generare le risorse che domandiamo, o a catturare le emissioni che produciamo; la seconda è l'area biologicamente attiva di un dato territorio.
Sempre prima. Rispetto a 20 anni fa la data dell'Overshoot Day si è spostata all'indietro di due mesi. Oggi consumiamo risorse 1,75 volte più velocemente di quanto la Terra possa rigenerare: stiamo vivendo come se avessimo 1,75 pianeti a disposizione, anziché uno. Per sopravvivere eroderemo capitale naturale compromettendo la sicurezza alimentare delle prossime generazioni, attraverso deforestazione, erosione del suolo, perdita di biodiversità, accumulo di CO2 e, quindi, cambiamenti climatici (che a loro volta minacciano la produzione di cibo).
Move the date. L'obiettivo per fermare questa erosione di risorse è spostare la data in avanti di 5 giorni ogni anno.
Se ci riuscissimo, prima del 2050 arriveremmo a consumare le risorse di una Terra soltanto (e non di quasi due). Per esempio, dimezzando le emissioni di CO2 da combustibili fossili sposteremmo in avanti la data dell'Overshoot Day di 93 giorni. Sostituire il 50% di consumo di carne con una dieta vegetariana, ci farebbe guadagnare altri 15 giorni sull'Overshoot Day (di questi, 10 giorni dipenderebbero dalla riduzione delle emissioni di metano dagli allevamenti).
Oltre alla consueta campagna social #MoveTheDate, quest'anno il Global Footprint Network ha lanciato la versione beta di una #MoveTheDate Solutions Map, dove gli utenti possono caricare e localizzare le soluzioni sostenibili per farle conoscere agli altri. Questa collaborazione potrebbe facilitare la nascita di progetti volti al risparmio di risorse nel mondo reale. Un altro strumento che tutti possiamo utilizzare è il Footprint calculator, il calcolatore dell'impronta ecologica, per capire quanto possiamo migliorare del nostro stile di vita. Rispetto alla media mondiale, in Italia c'è davvero molto da fare: se tutti i terrestri seguissero il nostro stile di vita avremmo bisogno delle risorse di 2,72 Terre.