Mangiamo troppa carne, e questo fa male sia alla salute nostra che a quella del Pianeta. Secondo uno studio pubblicato su Annual Review of Resource Economics ogni cittadino europeo consuma in media 80 kg di carne l'anno: «Se tutti gli abitanti della Terra consumassero la stessa quantità di carne degli europei e dei nord americani, non avremmo alcuna speranza di raggiungere gli obiettivi climatici internazionali», sottolinea Matin Qaim, uno degli autori.
Meno carne. Secondo quanto rilevato dagli studiosi, per diminuire l'impatto ambientale derivato dall'allevamento di animali da macello dovremmo ridurre il consumo di carne a 20 chili annui pro capite. Questo, sottolinea Qaim, non vorrebbe dire comunque diventare tutti vegetariani: oltre a essere una strada difficilmente percorribile, quella del veganismo o vegetarianismo potrebbe essere una soluzione controproducente. «Non possiamo vivere di erba, mentre i ruminanti sì», chiarisce Qaim, sottolineando che non tutti i terreni del mondo sono coltivabili e che, se i prati non possono essere utilizzati in altro modo, «è logico allevarvi bestiame».
Bisogna poi considerare che verdure e legumi possono essere seminati solo in determinati periodi dell'anno, e che nelle regioni più povere del Pianeta mancano fonti vegetali ricche di proteine e micronutrienti: «In questi casi, gli animali sono un elemento chiave per una dieta sana ed equilibrata», spiega Qaim, evidenziando anche che l'allevamento di bestiame è per molte famiglie fonte di sostentamento economico. Il problema, in ogni caso, non sono gli abitanti dei Paesi più poveri, che consumano poca carne, ma quelli dei Paesi più ricchi, dove bistecche e salumi sono (quasi) all'ordine del giorno.
Tassare le bistecche? Quali soluzioni ci sono per combattere questo super-carnivorismo diffuso? Un'opzione sarebbe quella di tassare i cibi di provenienza animale: «Sarebbe certamente una decisione impopolare, anche perché aumentare del 10-20% il prezzo non sarebbe sufficiente», sottolinea Qaim. La produzione della carne, però, ha un costo ambientale molto alto, che deve essere rispecchiato nel prezzo finale: è giusto che il consumatore si assuma una parte dei costi, anche se, in realtà, pagare di più non contribuirà a far diminuire le emissioni di metano o CO2.